No alle pensioni dell’infamità

No alle pensioni dell’infamità

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I repubblichini come i partigiani. Questa in sostanza la proposta di legge, presentata il 23 giugno 2008 ed in corso di esame nella commissione Difesa. Si intende istituire un nuovo ordine onorifico,  l’Ordine del Tricolore, comprendente l’unica classe di cavaliere. Tale onorificenza dovrebbe essere conferita sia a coloro che hanno fatto parte delle formazioni partigiane o gappiste sia a chi invece faceva riferimento a quelle della Repubblica sociale italiana. Agli insigniti dell’Ordine del Tricolore dovrebbe infine essere riconosciuto un assegno vitalizio di 200 euro annui.

Si legge nella presentazione della proposta che “L’istituzione dell’Ordine del Tricolore  deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti

della  bontà (!!) della loro lotta per la rinascita della Patria”.

E continuando non ci si può dimenticare certo di quei giovani “cresciuti nella temperie culturale guerriera e imperiale del ventennio, che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente”.

L’operazione si va ad inserire in quel processo di pacificazione, funzionale alla creazione di una memoria condivisa, che assolva la borghesia dall’ascesa al potere del fascismo e  giustifichi la riproposizione di un’ ideologia imperialista.

Per fare ciò si rende necessaria la riscrittura della storia, che provveda a raccontare il lato umano dei ragazzi di Salò e a criminalizzare chi voleva rompere i limiti della società borghese e costruire una società basata su rapporti di produzione radicalmente diversi.

A 60 dalla fine della guerra, tutto ciò è possibile.

Dopo un’estenuante ricerca, si tentò con il “triangolo rosso”, che però non riuscì a fare presa, forse a causa del coinvolgimento dell’ex Pci. Serviva qualcosa capace di mettere d’accordo tutti.

La questione foibe si prestava allo scopo; abbastanza decentrata geograficamente e poco conosciuta. Funzionò talmente bene che fu istituita la “Giornata del ricordo”, che di fatto sancisce l’avvenuta riconciliazione.

 Questa proposta di legge, in definitiva, altro non è se non il sigillo della presunta unità ritrovata.

Presunta perché, per fortuna, c’è ancora chi capisce quali motivazioni spingono alla produzione di fiction come “Il cuore nel pozzo”, o alla scrittura creativa di Giampaolo Pansa.

C’è ancora chi si ricorda che furono i partigiani, in particolare quelli comunisti, a combattere contro il nazifascismo e per il superamento della democrazia borghese. Non chi invece difese fino alla fine Adolf Hitler.