NO AL RIARMO – SI ALLA RESISTENZA

SABATO 21 ore 14 a PORTA SAN PAOLO
NO AL RIARMO – SI ALLA RESISTENZA
Contro il sionismo e la Nato
La manifestazione contro il riarmo rappresenta uno snodo importante nella lotta contro il militarismo europeista, l’allargamento della Nato e il genocidio in Palestina.
Esattamente come le precedenti mobilitazioni del 5 ottobre 2024, dello scorso 5 aprile e del più recente 7 giugno, una larga parte della società italiana rifiuta la deriva guerrafondaia imposta dalle tecnostrutture della Ue, in Italia rappresentate efficacemente dal governo Meloni.
Questo sentimento generale non trova rappresentanza nella dialettica politica in Parlamento, compatta nel richiedere l’aumento delle spese militari, rivolte sostanzialmente contro Russia e Cina. Un aumento delle spese da sostenersi tutto a debito, dopo decenni di retoriche sugli inaggirabili vincoli dell’austerity. La manifestazione dello scorso 15 marzo a piazza del Popolo, organizzata dal centro-sinistra al completo, descrive bene il consenso unanime sulle politiche di riarmo, al di là dei posizionamenti mediatici.
Più in generale, stiamo assistendo ad una profonda modificazione dello Stato sociale del Paese, che può sintetizzarsi nella formula “dal welfare al warfare”: esattamente come negli Stati uniti, il liberismo che ispira l’azione e l’ideologia del ceto politico di centrodestra e centrosinistra va a braccetto con il keynesismo militare, che sostiene a debito – cioè con la fiscalità generale – progetti politici reazionari presentati come ineluttabili necessità di difesa “del continente” e delle “libertà occidentali”. In tutto questo, la torsione securitaria e repressiva rappresentata dalla recente approvazione del “decreto sicurezza” riproduce la logica militarista sul fronte interno: ridurre la politica a confronto giuridico fondato sul concetto sempre più circoscritto di “legalità”.
L’aumento delle spese militari, con l’obiettivo di raggiungere il 5% del Pil di qui al prossimo decennio, avverrà a scapito della spesa sociale per sanità e istruzione, pensioni e stipendi, mobilità pubblica e assistenza sociale. Non è un gioco a somma zero, ma uno spostamento di risorse (a debito) dalla società alle multinazionali (oltretutto private) della guerra. A tutto questo la maggioranza della società italiana dice NO.
Nel tempo dello sterminio palestinese, gridare al genocidio in corso non può più bastare. Oggi più che mai, in Palestina come in Italia, è il tempo di reagire, di resistere al liberismo militare, liberandoci dai vincoli della Nato e combattendo il sionismo sterminatore in Palestina, in Medioriente e nel mondo.
No al riarmo Nato
No al sionismo
Sì alla resistenza palestinese