L’esempio militante, molto meglio di tante parole

L’esempio militante, molto meglio di tante parole

 

Il progetto leghista di essere il collettore politico di un front national all’italiana, che faccia rivivere lo spirito del forza-leghismo radicale e identitario, capace di intercettare gli umori populisti della piccola borghesia impoverita, passerà sempre di più per alcuni passaggi mediatici decisivi nella costruzione di un proprio spazio politico. L’egemonia “democratica” e la contestuale irrilevanza delle forze della destra “liberale”, consentono alla Lega Nord quel pericoloso margine da occupare politicamente. La Lega Nord potrebbe farsi forza trainante e collante di un progetto politico per la prima volta non solo a-fascista (come le forze politiche legate al ventennio berlusconiano), ma tacitamente(?) filo-fascista. Ecco perché sempre di più si moltiplicheranno le comparsate mediatiche leghiste volte a dare sfogo alla rabbia di un soggetto sociale, quello della piccola borghesia impoverita dalla UE e dalla competizione internazionale, che vede come nemico solo il concorrente esterno, migrante, clandestino, proletario, deviante, marginale. La tentata visita di Salvini in un campo rom bolognese rientra in questo schema. La risposta della popolazione antifascista, e dei suoi militanti più coerenti, è l’esempio da seguire. Salvini, la Lega Nord, per non dire delle propaggini apertamente fasciste di cui si compone questo esperimento politico, vanno assediate e ciacciate, e l’esempio di ieri mattina ci indica la strada da seguire. Non solo. A fianco dell’obiettivo mediatico volto alla conquista di una fetta di opinione pubblica, sempre più le forze leghiste e fasciste legate a questo progetto punteranno alla creazione di una rete sociale di protesta apparentemente a-politica, necessaria a veicolare a livello popolare e capillare l’ideologia neo-fascista, nazionalista e identitaria che altrimenti non troverebbe spazio nella normale dialettica politica. Comitati di vario tipo, come quelli contro il degrado, contro i rom, contro le caste, sorgeranno nei territori, nelle periferie cittadine, nelle proteste di scopo, volte alla promozione di quel determinato messaggio politico camuffato da presunta “rabbia popolare”. Anche contro questi camuffamenti non può esserci alcun tentennamento “democratico”, e la via da seguire è quella indicata dai compagni bolognesi. Leghisti e fascisti devono scappare, senza alcuna concessione alla dialettica democratica, perché queste forze sono l’antitesi stessa di ogni possibile democrazia. E perché non possiamo permetterci, oggi e in Italia, la nascita di un raggruppamento fascista di massa capace di cavalcare campagne politiche potenzialmente esplosive e potenzialmente capaci di aggregare consenso popolare. Una sinistra intellettuale contrapposta a una destra magari rozza ma nel vivo delle contraddizioni popolari è l’ultimo dei lasciti mortali che potrebbero lasciarci questi anni di crisi. E’ nostro dovere spezzare all’origine e in tempo questa dinamica, prima che sia troppo tardi.