Le lame le usano gli infami, i fascisti usano le lame

Le lame le usano gli infami, i fascisti usano le lame

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Dopo un breve periodo di pausa, ecco che tornano le solite aggressioni e i soliti accoltellamenti. Ormai ci abbiamo fatto il callo; solita la dinamica, stessa la gente, identici i commenti giornalistici. E quindi una delle tante risse (casuali?) che scoppiano in giro per Roma, finisce con la coltellata, e le stesse reazioni dei giornali e dell’opinione pubblica, che relega il tutto a mero evento di cronaca nera. Il nostro lavoro e le nostre battaglie evidentemente non sono servite e purtroppo non serviranno a niente. Quante volte lo abbiamo gridato, quante altre controinchieste serviranno a smascherare gli accoltellatori folli che girano per Roma e praticano l’infame sport della zaccagnata? Purtroppo tutta fatica sprecata. I giornali e i media in generale continuano a parlare di episodi di cronaca. Le indagini giudiziarie non vanno al di là della semplice denuncia per rissa e lesioni, e il tutto finisce, per ricominciare identico alla prossima aggressione. Risse fra balordi insomma, quali ce ne sono e ce ne saranno sempre.

Ma vogliamo anche stavolta esprimere la nostra opinione in merito, che è quella che abbiamo sempre portato avanti: queste aggressioni derivano da una precisa ideologia portata avanti dall’estrema destra neofascista. Estrema destra che pesca dal solito bacino curvaiolo o borgataro. Infatti come sempre i personaggi in questione si scoprono frequentatori dello stadio con amicizie guardacaso neofasciste. Non si tratta di militanti; il fatto ancora più grave è che l’ideologia della zaccagnata ormai ha fatto breccia nelle menti di questi giovani esaltati. E’ una linea di pensiero, una moda che ormai ha preso piede. E come Renato, ucciso vigliaccamente all’uscita di una dance hall, è il diverso ad essere colpito. La paura del diverso, dello straniero, del non omologato ha prodotto questo cancro sociale. Il fatto ancora più grave è che non lo si vuole estirpare. La mente e  la mano che arma gli accoltellatori di Roma è neofascista, non lo scopriamo noi.  Ormai è un fatto di tendenza, di moda. Nell’ambiente, se non hai il coltello in tasca, non giri col cappelletto burberry, le scarpe bianche…insomma se non ti omologhi alla tendenza casual in voga negli ambienti neofascisti della capitale sei fuori dal giro. E’ una gara a chi si mostra più duro. Aggredire il diverso ed usare la lama, non quale ultimo rimedio in una rissa che sta andando male, ma quale primo approccio all’aggressione. Non è importante fare male, picchiare, la cosa fondamentale è dare la gloriosa puncicata di cui vantarti la sera al pub con gli amici. Dimostrare che sei oltre le regole, che sei un vero tipo da strada, un  delinquente doc. Il più delle volte non è il militante politico, in una rissa per motivi politici, e non è neanche il coatto di borgata nei suoi regolamenti di conti. La cosa triste è la banalizzazione del male che sta producendo questo infame gesto. Rischiare di uccidere persone solo per il gusto di raccontarlo agli amici. Girare col coltello perché fa fico. Non è la strada o la coattanza che arma le mani dei neofascisti accoltellatori. E’ la moda fascista del momento. Quella per cui anche se fai parte della Roma bene, anche se sei un classico pariolo con le scarpe all’ultima moda, anche se possiedi negozi di vestiti, l’importante è che ti dimostri oltre le regole. Oggi, fra i neonazi, dimostrarsi veramente tosti, è appunto colpire l’avversario di qualsiasi tipo con la coltellata. E’ una deriva culturale che mette paura. Capire l’origine di questa tendenza sociale, reprimere chi riempe la testa di questi giovani accoltellatori, è l’unico modo per estirpare questo cancro. E la matrice ideologica che produce questi mostri è una sola, il neofascismo. Quante altre persone e quanti altri compagni dovremmo piangere prima di fermare tutto questo? Come recitava un antico striscione del movimento tanti anni fa, siamo stanchi di piangere i compagni uccisi. Oggi è toccato al turista californiano, solo una settimana fa ad un giovane militante del centro sociale Horus. E solo ad Agosto, qualche mese fa, ad un compagno uscito guarda caso proprio dalla commemorazione militante di Renato Biagetti, ucciso proprio dalla stessa ideologia omicida neofascista. Fermiamoli, prima di dover di nuovo ripetere che avevamo ragione noi. Di dire per l’ennesima volta, “sappiamo chi è stato”.