Contro Israele la rabbia e l’indignazione del mondo: in Italia decine di manifestazioni

Contro Israele la rabbia e l’indignazione del mondo: in Italia decine di manifestazioni

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

31-05-2010/16:24 – I cronisti italiani continuano a ripetere che tra gli attivisti della Freedom Flotilla assassinati questa mattina all’alba nel violentissimo raid dell’esercito israeliano – si parla di imbarcazioni mitragliate e cannoneggiate via mare e dagli elicotteri – non vi sono italiani. Come se cambiasse qualcosa. Altri ricordano insistentemente che le vittime non sono 19 o 16, cifra riportata dalla radio militare israeliana, ma ‘solo’ 10. Come se cambiasse qualcosa. Quale che sia il trattamento mediatico di questa vicenda poco cambierà nel rapporto tra l’opinione pubblica mondiale, e anche italiana, e lo Stato di Israele. Durante tutta la notte i servizi segreti di Israele avevano cercato di bloccare la diffusione di notizie sull’assalto alla Freedom Flotilla, operando anche azioni di jamming delle comunicazioni dalle navi coinvolte verso il resto del mondo. Ma l’azione di censura tecnologica è riuscita solo in parte, ritardando solo di qualche ora la diffusione di audio e di video che mostrano la crudeltà dei corpi speciali di Tel Aviv accanirsi contro civili inermi. Che qualche attivista si sia difeso con gli attrezzi che aveva a disposizione e ferendo qualche militare sionista nulla cambia.
A poche ore dalla ennesima strage israeliana contro civili inermi, oltretutto avvenuta in acqua internazionali in un vero e proprio atto di pirateria – lo hanno ammesso le stesse autorità sioniste quasi a vantarsi della propria spregiudicatezza – in tutto il mondo si sta sollevando un’ondata mista di tristezza e di rabbia, di sconcerto e di indignazione. In tutto il pianeta si moltiplicano le  manifestazioni contro il nuovo atto criminale che ha colpito il convoglio che tentava di consegnare alla stremata popolazione di Gaza aiuti umanitari e apparecchiature mediche per alleviarne la sofferenza . A Istanbul questa mattina circa diecimila persone sono scese in piazza, prendendo di mira il consolato di Tel Aviv, mentre il governo richiamava l’ambasciatore del regime sionista e poi annunciava la rottura formale delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, con Tel Aviv che diramava un comunicato urgente ai propri cittadini invitandoli a lasciare in fretta e furia la Turchia. Una paradossale concezione, quella israeliana, della sicurezza dei propri cittadini, esposti da oggi a possibili rappresaglie dopo quanto accaduto a 70 km dalle coste della Striscia di Gaza. Il primo a fare le spese della rabbia contro Israele è stato un ciclista israeliano, aggredito da un attivista turco nella città di Tekirdag, il lato europeo della Turchia, mentre correva per il Tour della Tracia.
Ci sono cortei anche in Libano, in Giordania, mentre nel pomeriggio in tutte le capitali mondiali ed in centinaia di città europee una vasta rete di organizzazioni internazionaliste, di solidarietà e pacifiste si stanno dando appuntamento per denunciare l’inaccettabile strage di questa mattina.
Il governo italiano, col sottosegretario Mantica, nonostante tutto sostiene Tel Aviv e provoca, affermando che «Non ho ancora elementi sufficienti per capire cosa sia successo ma la questione era nota da giorni. Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico. Possiamo discutere sulla reazione israeliana – osserva – ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda. Credo che in operazioni di guerra così delicate queste azioni spettacolari servano solo a peggiorare la situazione e a rendere ancora più impraticabile la strada del dialogo. Mi pare – prosegue Mantica – che sia in atto una voluta provocazione per vedere fino a che punto Israele reagisce. Poi, sul merito della reazione israeliana, non do giudizi perchè ancora non conosco bene i fatti ma sperare che Israele non reagisse era un’illusione. Il principio della rappresaglia israeliana – conclude – è un principio conosciuto nel mondo».
A poco è servita la parziale e tardiva rettifica del Ministro Frattini, equidistante per finta e più che altro preoccupato della sincerità del suo collega di governo che ha ripetuto pari pari quanto ha detto poco fa Ehud Barak, ministro israeliano della difesa e leader del partito laburista (le colombe!), quando ha accusato gli attivisti e gli organizzatori della Freedom Flotilla di aver provocato la legittima reazione dell’esercito di Tel Aviv. In una conferenza stampa, Barak ha detto che sono gli attivisti i veri e unici responsabili degli atti che hanno causato la morte di almeno 15, e forse 19, persone a bordo delle navi assalite questa mattina dai commandos israeliani. Secondo il capo di stato maggiore Gabi Askenazi, inoltre, i commandos avrebbero «reagito» all’assalto violento di alcuni attivisti. Danny Ayalon, vice di Barak, è andato oltre e ha accusato gli attivisti di essere legati ad Al Qaida (!)
Ma per fortuna anche governi complici, in vario modo, di Israele hanno preso posizioni maggiormente responsabili: Svezia, Francia, Danimarca, Spagna e Austria hanno già convocato gli ambasciatori israeliani per inoltrare proteste ufficiali. Da parte sua il governo bulgaro sta insistentemente chiedendo spiegazioni sulla sorte di due giornalisti spariti nel nulla. La stessa sorte è toccata agli altri 700 tra attivisti, operatori umanitari, giornalisti e esponenti politici presenti a bordo delle sei imbarcazioni al momento del tragico assalto, tra loro tre italiani (compreso il collaboratore della Rai Manolo Luppichini e la direttrice dell’agenzia di stampa Infopal Angela Lano). Anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, (che non è certo una progressista) attraverso uno dei suoi portavoce, ha chiesto a nome dell’Unione europea che sia aperta una inchiesta completa per far luce sulle circostanze dell’attacco alla flotta pacifista diretta a Gaza. La Ashton ha chiesto inoltre un’apertura immediata e incondizionale del transito di aiuti umanitari, beni e persone da e verso Gaza. In Europa la posizione più netta è quella del governo greco, che forse vuole farsi perdonare dai suoi cittadini il massacro sociale ai quali li sta sottoponendo: stamattina la Grecia ha annunciato di avere annullato un’esercitazione congiunta dell’aviazione con Israele. Un portavoce del ministero della Difesa di Atene ha precisato che le manovre ‘Minoan 2010’ erano iniziate il 25 maggio e dovevano terminare il 3 giugno.
Tutte le forze della sinistra radicale francese e i verdi francesi invitano i loro concittadini a scendere in piazza questo pomeriggio in numerose città di Francia, tra cui Parigi, per protestare. Il Nuovo Partito anticapitalista di Olivier Besancenot, insieme a comunisti e verdi, ha condannato duramente la vicenda e si sono dati appuntamento questo pomeriggio davanti all’ambasciata israeliana a Parigi – con la parola d’ordine ‘Chiudiamo la sede diplomatica israeliana’ – ma anche al porto di Marsiglia, a Montpellier e in altre città dell’esagono.
In Italia manifestazioni e presidi di protesta sono state indette dal Forum Palestina, da altre associazioni di solidarietà e da tutte le forze politiche della sinistra: a Roma alle 17 in piazza San Marco; a Milano alle 17,30 in piazza San Babila; a Bologna alle 17 in piazza Maggiore; a Genova alle 18 davanti alla Prefettura; a Torino alle 17 davanti a palazzo Nuovo; a Firenze presidio alle 17 sotto la Prefettura in via Cavour 1; a Napoli alle 17 a piazza Plebiscito; a Grosseto alle 18 davanti alla prefettura; ad Alessandria domani alle 16,30 in piazza Libertà; a Vicenza alle 18,30 davanti la prefettura; a Modena alle 17 sotto la Ghirlandina; a Venezia alle 17 al Ponte di Rialto; a Livorno alle 18 in piazza Grande; a Bergamo alle 18 in piazza Vittorio Veneto; a Genova alle 18 in piazza De Ferrari; a Firenze, alle 18 davanti alla prefettura; a Pisa, alle 17 a piazza xx Settembre; a Novara, alle 17,30 davanti alla prefettura; a L’Aquila alle 18 alla rotonda della Guardia di Finanza; a Livorno alle 18 in Piazza Grande; a Padova alle 17,30 davanti alla prefettura; a Parma alle 18 in Piazzale della Pace; a Pesaro alle 18,30 davanti al Comune; a Treviso alle 18 davanti alla Prefettura, a Varese alle 17 davanti alla prefettura; a Viareggio alle 17 davanti al comune.