Solidali e complici coi compagni napoletani!

Non siamo soliti scrivere comunicati, tanto meno comunicati di solidarietà. E questo non perché non ci sentiamo solidali con i compagni e le compagne che vengono colpiti dalle aggressioni fasciste, ma perché riteniamo che l’unica solidarietà possibile sia quella militante e non quella – spesso piagnucolosa e quasi sempre sterile – dei comunicati. Ieri però, a Napoli, è accaduto qualcosa di diverso.

Lo diciamo fin da subito: i compagni napoletani che sono stati accoltellati ieri mattina sono per noi qualcosa di più di compagni, sono fratelli, e prendere parola dopo quelle coltellate ci risulta ancora difficile. Ma non è solo per questa vicinanza – politica ed umana – che sentiamo la necessità di scrivere queste righe. Riteniamo, infatti, che la dinamica dell’aggressione ai compagni napoletani sia un ulteriore tassello che va tenuto in considerazione per gli sviluppi futuri. In pochi giorni, a Napoli come a Roma, i fascisti di Casa Pound hanno dismesso la loro immagine pubblica di bravi ragazzi che aiutano i bisognosi, mostrando la loro vera natura squadrista e infame. A Roma, hanno aggredito una comitiva di ragazzi e ragazze, tra cui c’era solo un militante politico, un giovane compagno di Senza Tregua attivo in quelle mobilitazioni studentesche da cui i fascisti sono stati estromessi. A Napoli, hanno prima provocato con delle scritte indegne sui muri della facoltà in cui i compagni della Federico II, ogni giorno, conquistano e difendono spazi sociali di libertà, autorganizzazione e controinformazione, per poi aggredirli armati di coltelli. Coltelli che sono stati usati, come dimostrano le ferite riportate dai compagni. Coltellate che, solo per caso, non hanno avuto conseguenze ben peggiori.

Ormai fuori controllo, i fascisti di Casa Pound sembrano aver perso anche ogni minima prospettiva politica di facciata: agiscono, per una volta tanto, mostrando quello che realmente sono.

Non abbiamo alcuna fiducia nelle istituzioni e nel loro finto antifascismo. Ma non possiamo tacere sulle responsabilità politiche di questa situazione: se a Roma noti esponenti del Pdl aiutano Cpi a occupare stabili e palazzi e trovano lavoro ai suoi militanti all’interno di agenzie e società comunali, a Napoli uno degli aggressori di ieri, oltre ad essere un militante di Casa Pound, è anche candidato alle comunali in una lista che sostiene il candidato del Pdl Lettieri. Non ci sono ribelli a Casa Pound, ci sono solo questurini e servi del Pdl, servi dei padroni e dei loro interessi.

Non saranno di certo le aggressioni a fermarci, e la pronta risposta, ieri, dei compagni napoletani l’ha dimostrato pienamente. Non siamo mai indietreggiati e non cominceremo a farlo oggi.

Solidali e complici coi nostri compagni e fratelli napoletani. Col sangue agli occhi e la rabbia nelle mani, compa’!