scommettiamo che…

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Parlare male dei partiti della cosiddetta sinistra radicale oggi è un po’ come sparare sulla Croce Rossa: non bastavano le frequentazioni massoniche di Diliberto (a proposito, qualcuno gli spieghi che i muratori con cui dovrebbe dialogare sono altri) o i 70 licenziamenti stile padroncino del Nordest di Via del Policlinico, ora ci si mettono pure le mazzette dei palazzinari romani durante le elezioni del 2008 (e in concomitanza con l’approvazione del Piano Regolatore, aggiungiamo noi). Ma cosa è successo? Due giorni fa è stato diffuso in rete (leggi) un volantino che il tesoriere romano del PRC avrebbe distribuito in occasione dell’ultimo Comitato Politico Federale. Utilizziamo il condizionale perché il tesoriere ha poi smentito di essere lui l’autore dello scritto (leggi).  Il documento in questione contiene un elenco di bonifici fatti da diverse società, fra cui alcune riconducibili a noti costruttori edili capitolini, a favore della federazione romana del Partito della Rifondazione Comunista tra il febbraio e l’aprile del 2008. Si parla di versamenti tra i 5000 e i 50000 euro, cifre irrisorie se confrontate alla posta in palio, ma che a nostro avviso ben rappresentano l’irreversibile crisi, non solo politica, ma anche morale, in cui si dibattono i partiti della cosiddetta sinistra radicale. Cifre, tra l’altro, che proprio per la loro scarsa consistenza non fanno altro che rendere più squallida la vicenda oltre che dare l’idea di un partito che anche agli occhi dei palazzinari contava come il due di bastoni… quando regna denari. Sembrerebbe però, e qui il condizionale è d’obbligo, che pur se imputabile alla passata segreteria la vicenda fosse nota da diversi mesi anche all’attuale dirigenza postcongressuale. Sembrerebbe anche che, col placet del nazionale, la segreteria abbia cercato di insabbiare tutto. Così come sembrerebbe che solo la determinazione di qualche compagno giustamente scandalizzato da questo andazzo abbia costretto i nuovi reggenti ad esporsi e a stigmatizzare l’accaduto. Rumors di una qualche attendibilità parlano di dimissioni prima presentate e poi ritirate da parte del segretario romano, di collegi di garanzia evocati per dirimere la questione, della richiesta di commissariamento della federazione romana… staremo a vedere. Nel frattempo vorremmo solo far notare che ci sembra un po’ pilatesco tentare di scaricare tutte le responsabilità solo sull’ex segretario  come fa oggi un membro dell’attuale segreteria (leggi) senza però ricordare che nella maggioranza che lo sosteneva c’erano gli stessi che oggi agitano la questione morale. Insomma, visto che i finanziamenti arrivavano sul conto corrente del partito (e non su un c/c personale), qui i casi sono tre: o i dirigenti locali non controllavano nulla (ed è una colpa), o venivano turlupinati senza accorgersene(ed è una colpa), oppure acconsentivano(ed è una colpa).
Sta di fatto che è proprio in questo clima da prima repubblica che il 18 luglio PRC, PdCI e Socialismo 2000 stimolati dalle incipienti elezioni regionali hanno deciso di unirsi nella Federazione della Sinistra Alternativa, dando così vita ad una formazione capace di mettere insieme tutte le debolezze per partorirne una ancora più grande. Qualcuno potrà giustamente sottolineare come questi siano problemi loro visto che, come è risaputo e contrariamente a quanto avviene nel calcio, a sinistra squadra che perde non si cambia. Vorremmo però far notare un dettaglio che ai più, anche ai commentatori più attenti, è sfuggito. Nelle relazioni di Diliberto e Ferrero (leggi) quando si parla della nascente federazione e dei suoi rapporti col PD, alla risolutezza dell’aggettivo “alternativo”  si aggiunge sempre più spesso un più ragionevole “autonomo”. Uno slittamento semantico che in politichese conta non poco e che contiene in se lo scenario ad cui assisteremo nei prossimi mesi, soprattutto se a prevalere nel PD sarà Bersani. Arriviamo dunque al punto focale di questo post e lanciamo oggi il primo picchetto politico: scommettiamo che la federazione della sinistra alternativa, al di la del bolscevismo di ritorno e delle tesi d’aprile rispolverate da poco, si presenterà alleata col PD (e in alcuni casi anche con l’UDC) in tutte le regioni in cui si vota? E scommettiamo anche che dove ciò non avverrà sarà perché il PD li ha sfanculati considerandoli inutili? Avanti con le puntate…