Rendite di (op)posizione

Rendite di (op)posizione

 

Complicata la realtà, per chi la scopre aggiornando il proprio diario social. Dannatamente complessa, a giudicare dai sondaggi che certificano il sorpasso del M5S sul Pd come primo partito italiano (col 30,9% dei consensi). Nonostante tutte le presunte gaffe, le boutade immaginarie, i passi falsi apparenti, il movimento grillino aumenta i suoi consensi (almeno quelli elettorali), invece di crollare sotto i colpi della razionalità politica. Il problema è che quelli che “noi” giudichiamo errori, per i Cinque stelle tali non sono, e corrispondono ad una strategia precisa, magari non perfettamente definita, ma che persegue una visione di fondo. Che può non piacerci, che possiamo criticare, ma che dobbiamo capire prima di valutare. Perché ancora molti, almeno a sinistra, giudicano Grillo come “incompetente”, “ingenuo”, “incapace”. Dare dell’incapace a qualcuno che in sette anni ha prima fondato dal niente un movimento politico, poi lo ha portato a vincere le elezioni nella città più importante del paese, e oggi ad essere il primo partito italiano: il tutto non stabilizzando il sistema, ma organizzando elettoralmente la rabbia popolare, certifica solo l’incapacità della suddetta sinistra di leggere la realtà.

Come scrivevamo solo pochi giorni fa, Grillo ha probabilmente capito che il suo movimento, qualsiasi cosa faccia o dica, gode di una rendita di posizione al momento non scalfibile da altri movimenti o partiti. I motivi per cui gode di questa posizione di forza sono i più vari, ma ce n’è uno principale: il completo discredito dello status quo e dei partiti che lo rappresentano. Qualsiasi cosa faccia o dica Grillo, finché il suo movimento verrà percepito come alternativo a questo sistema continuerà a rafforzarsi elettoralmente, a prescindere dalle posizioni politiche espresse. L’importante è capire che tutte le uscite pubbliche del movimento vanno nella direzione di rafforzare tale posizione di forza, e per Grillo questo si traduce nel rafforzarne la trasversalità. Appena la dialettica interna, lo scontro politico o il sistema mediatico schiacciano il M5S a destra o a sinistra, puntuale arriva la presa di posizione che ristabilizza la barra della politica grillina al centro esatto dello schieramento. Certo, è un centro immaginario, che si traduce materialmente in una destra confusa, ma l’importante – per lui – è dare l’impressione non solo di “equilontananza” dai partiti attuali, ma di estraneità assoluta dalle categorie di destra e sinistra. Ribadiamo: è un’estraneità esclusivamente ad usum mediatico, che nasconde una volontà di stabilizzazione, ma questo viene percepito da un’irrilevante minoranza della popolazione. Per il resto, cioè nel paese reale, Grillo appare contraddittorio (davvero pochi sono quelli che si riconoscono al 100% nelle posizioni del Cinque stelle) ma l’unico in grado di rappresentare una sofferenza sociale senza sbocchi politici. Detto in altri termini, se pochi aderiscono pienamente al discorso grillino, quasi tutti provano avversità al sistema politico sedimentato nei partiti più o meno storici. Per rendere l’idea: se oggi si rivotasse a Roma, vincerebbe di nuovo la Raggi. Con buona pace dei vari commentatori (tra cui noi) che si danno di gomito a vicenda spiegandosi quanto è incapace: alla popolazione, nelle periferie romane, dell’incapacità della Raggi non frega niente a nessuno. L’importante è combattere il Pd, Forza Italia e tutto ciò che questi partiti rappresentano.

Capire questo non significa tacere di fronte al progressivo cedimento del M5S al più becero opportunismo elettoralistico, quanto attrezzarsi a combattere quelle posizioni politiche senza dare l’impressione di combattere il “popolo” che il M5S rappresenta elettoralmente. Perché in fin dei conti è questo che rimane sul campo della politica e dei suoi inevitabili schiacciamenti mediatici: chi critica ferocemente il M5S dà sempre l’impressione di essere altro da quel proletariato che ne ha determinato la forza elettorale. Di condannare il populismo grillino per condannare in realtà gli umori stessi di quella parte di popolazione che rivendica il diritto alla presenza politica. Finché la percezione rimarrà questa – e oggi è questa, mettiamoci l’anima in pace – lo sforzo profuso nello smascherare le incoerenze dei grillini sarà solo fatica sprecata e ci schiaccerà verso le posizioni di quel “sistema” che il popolo grillino vuole combattere. Sono processi tellurici e inconsci, mai razionalmente definiti e rivendicati. Ma con questa profondità del sentire sociale dobbiamo farci i conti, perché esiste a prescindere dalle nostre volontà.