Regionali 2010, noi diamo i numeri!

Regionali 2010, noi diamo i numeri!

Nessuno ha vinto. Al massimo la Lega ha pareggiato, però nessuno ha vinto. Può sembrare paradossale affermare una cosa del genere proprio mentre il nano, in pieno trip da Viagra, delira urbi et orbi sul partito dell’ammore e ammicca lascivo ad un preoccupatissimo Bondi. Però, se c’è un dato su cui veramente bisognerebbe riflettere, è la crescita impetuosa del “partito dell’astensione”, vero vincitore di questa tornata elettorale. Capiamoci, nessuno di noi è cosi folle da voler credere che dietro quel 35% di elettori che ha disertato le urne si nasconda chissà quale spinta rivoluzionaria. Anzi, siamo piuttosto inclini a pensare che gran parte di questo fenomeno possa oggi essere spiegata solo attraverso la progressiva depoliticizzazione e passivizzazione delle masse, con un astensionismo frutto di un malessere sociale che non prende la strada dell’autorganizzazione, della lotta di classe, ma che invece si tramuta in disillusione e in rancore sordo, orizzontale e quindi, in ultima analisi, reazionario. Questo dato, però, ci dice anche che un pezzo consistente di Paese non si riconosce più nell’offerta politica della seconda repubblica “postideologica”, ed è un fenomeno che investe tutti i partecipanti al teatrino della democrazia borghese, dalla destra all’a-sinistra, nessuno escluso. Perchè se le percentuali servono a spartirsi poltrone ed incarichi, a riempire per qualche giorno i giornali,  il consenso politico reale si misura, anche se in maniera approssimativa, attraverso i voti assoluti. Per questo ci siamo presi la briga di andare a confrontare i dati delle regionali del 2010 con tutte le elezioni svoltesi dal 2005 ad oggi per le sette aree politiche di maggior interesse, tenendo conto dei risultati dei partiti progenitori degli attuali PDL e PD e accorpando per omogeneità la cosiddetta sinistra radicale (PRC-PDCI-SeL-Verdi) e l’estrema destra (Fiamma, Forza Nuova, La Destra). I numeri, che abbiamo graficato di seguito, dimostrano come tranne per la Lega e, in parte, per l’IDV, sia in corso una vera e propria emorragia. Tenendo poi conto del sacro principio liberaldemocratico “una testa un voto” e implementandolo con “una testa un voto o un non voto” ci siamo anche divertiti a “pesare” queste formazioni politiche rapportando i voti presi alla totalità degli elettori (nella realtà seggi e consiglieri vengono assegnati percentualmente sul numero di voti validi) e le percentuali reali sono ben altre da quelle propinate dai media e, soprattutto, molto lontane dalla seppur relativa maggioranza…