Prima le villette a schiera poi i rifugiati: Casapound a difesa del padrone

Prima le villette a schiera poi i rifugiati: Casapound a difesa del padrone

 

Nel comprensorio di borghesissime villette a schiera di Casale San Nicola, orrendo neoquartiere abusivo dell’ultimo scampolo di borghesia evasora riuscita ad arricchirsi un attimo prima della crisi, stretto tra gli altri due borghesissimi quartieri di La Storta e L’Olgiata, il Comune di Roma ha deciso di ospitare temporaneamente alcuni rifugiati politici extracomunitari, persone in fuga dalle guerre che l’Occidente ha scatenato in giro per l’Africa e il Medioriente. Questioni lontanissime dagli interessi di questa borghesia pezzente, se non che oggi il frutto di quelle scelte politiche sta ricadendo nel cuore della metropoli europea. Le aggressioni militari, da fastidioso cicaleccio giornalistico preserale, cominciano a spargere i propri miasmi fin dentro le case degli italiani, e questo non è tollerabile per questi berlusconiani della prima ora oggi traghettati nel leghismo razzista. Le nostre villette a schiera non si toccano. A dar manforte alla protesta, già di per sè fascista senza bisogno dell’intervento esogeno, la presenza di Casapound, come sempre in prima fila quando si tratta di garantire il sacro diritto all’italianità della proprietà. E come sempre, l’atteggiamento della polizia in presenza del padronato nelle sue molteplici forme si fa più ossequioso, modesto, dialogante, irreprensibile. Le esilaranti scene di ieri meritano una riflessione. Nella nostra ormai lunga esperienza di confronti con la polizia, mai abbiamo visto un dirigente di piazza sentirsi in dovere di giustificare una carica, scusandosi, mostrando le sue ferite a discolpa della carichetta più blanda che la storia recente del paese ricordi. Ma la scena in cui questo dirigente esorta il reparto a caricare e questo non lo segue, limitandosi ad avanzare incerto prendendo sediate e ombrellate in faccia senza muovere una mano, questa davvero è una presa per il culo. Dei vari modi in cui Casapound avrebbe potuto mascherare la sua contiguità con la polizia, quella messa in scena ieri è la più goffa da un decennio a questa parte. In realtà la sceneggiata prodotta ieri è il tipico caso di scontro interno allo stesso ceto sociale e allo stesso corpo elettorale. Cittadini(?) di Casale San Nicola, polizia e Casapound condividono lo stesso tenore di vita, gli stessi sentimenti, gli stessi valori, lo stesso voto politico. Non c’era contraddizione ieri, sono un gioco delle parti che ha costretto controvoglia la polizia a fare la parte del cattivo, parte peraltro riuscita malissimo come si vede nei video. Un gioco delle parti al cui centro attendevano inerti e inermi un gruppetto di rifugiati dentro un pullman in attesa di poter accedere alla loro deportazione legalizzata. E nonostante l’ilarità generale suscitata dalle immagini, la scena del gruppetto di cittadini suv-muniti incarogniti contro quei migranti non può che suscitare repulsione. Cerchiamo di non farle diventare abitudine.

Le case a Casale San Nicola