Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a Benigni

Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a Benigni

da Giap

Ieri sera, nella gremita sala conferenze della Biblioteca comunale di Rastignano – è una frazione del comune di Pianoro (BO), ma sta subito a ridosso di Bologna ed è de facto un quartiere sud-est della città – Wu Ming 1 e Wu Ming 2 hanno parlato di: Risorgimento, Unità d’Italia, patria e tricolore, Inno di Mameli, Benigni a Sanremo, idiozie leghiste e neo-borboniche, “Italiani brava gente”, familismo amorale, avventure coloniali italiane del XIX e XX secolo, guerra di Libia, Tripoli bel suol d’Amore, l’exploit dell’anarchico Masetti alla caserma Cialdini di Bologna, manovre e “sabbiature” intorno all’Armadio della vergogna, crimini di guerra italiani in Africa e nei Balcani, Il leone del deserto e Fascist Legacy, Goodbye Malinconia di Caparezza, e chi più ne aveva più ne metteva.
Abbiamo iniziato così:

«Qualcuno in questa sala saprà già chi siamo, saprà che siamo dei biechi, sordidi, pericolosi sovversivi, non certo le prime persone a cui una bibliotecaria sana di mente penserebbe di affidare la celebrazione di una festa nazionale.
Chi invece non ci conosce e non ha visto lo strano titolo che abbiamo dato alla conferenza, e magari si aspetta una serata “ortodossa” di retorica patriottica, si tolga quest’idea dalla testa, altrimenti rimarrà deluso.
Tuttavia, probabilmente rimarrà deluso anche chi si aspetta di sentire discorsi da “bastiancontrari de ultrasinistra”, da guastafeste del 150enario.
Siamo venuti qui a proporre delle riflessioni. Riflessioni che speriamo non semplicistiche, e che potranno anche essere urticanti, dolorose, ma – a suo modo – la nostra sarà comunque una celebrazione. Una celebrazione rigorosamente non “bipartisan”.»

Abbiamo fatto due interventi di circa un’ora ciascuno. Sembra tanto, ma in due non abbiamo coperto 1/4 di un comizio medio di Fidel ai tempi d’oro.
E comunque, tutti ci hanno assicurato di non essersi accorti del tempo che passava.

Oggi proponiamo l’audio del primo intervento, quello di WM1. La prossima settimana metteremo on line anche quello di WM2, infine seguiranno le trascrizioni (con bibliografia).
La falsariga, insomma, è più o meno quella della “Lezione su 300 di WM1 (2007).

Al solito:
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PATRIA E MORTE. L’ITALIANITÀ DAI CARBONARI A BENIGNI (59’12″)

Una curiosa parentela – Il Tricolore ai balconi oggi e nel 2003 – Addis Abeba, 19 febbraio 1937.
Benigni a Sanremo, pericoli strategici di un’innegabile vittoria tattica:
1. Esecuzione dell’inno; 2. Le facce incupite dei post-fascisti in prima fila; 3. Tradizioni inventate e  mito tecnicizzato dell’Italia da Scipione in avanti; 4. Terra, stirpe e confini assegnati da Dio: Trieste e i Balcani secondo i carbonari e Mazzini; 5. Una narrazione auto-assolutoria: gli italiani come vittime; 6. Patriottismo e nazionalismo; 7. L’articolo di Alberto Mario Banti sul Manifesto e le reazioni; 8. La nazione come famiglia e il familismo amorale.
Da Ladri di biciclette a Goodbye MalinconiaIl leone del deserto come cartina di tornasole della continuità fascismo/democrazia –  L’Armadio della vergogna e le nostre stragi modello Marzabotto – Graziani, Roatta, Badoglio etc. –  Come parlare del Risorgimento senza cadere nella trappola? – Parlare dei Risorgimenti – Due cose sul compagno Garibaldi – Breve inciso sulla Comune di Parigi (1871-2011) –  Impossibilità di una memoria condivisa, raccontare evidenziando ogni volta il conflitto – La proposta di Banti: non Risorgimento, ma Resistenza e Costituzione – Non è sufficiente, ma è meglio dell’altra opzione.

N.B. Quando a un certo punto viene nominato il ministro Rotondi, il riferimento è alle critiche rivolte da costui a Caparezza per via di questa canzone.