morti low cost

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Quanto vale la vita di un operaio per un padrone? Poco o niente, ma se l’operaio è straniero allora vale anche di meno. Anzi, ad essere precisi vale il 10% di niente. Il tribunale di Torino ha applicato questo precetto cinico ma perfettamente in linea con l’etica padronale quando si è trovato a quantificare l’indennizzo spettante alla famiglia di un operaio albanese morto sul lavoro in Italia. Secondo le tabelle ministeriali ai parenti della vittima sarebbero spettati tra i 150 e i 300 mila euro ma, visto che l’operaio veniva da “un’area economicamente depressa”, gliene sono stati accordati solo 32 mila. E qual è stata la ragione di questa decurtazione? Semplice, come ha spiegato lo stesso giudice civile Ombretta Salvetti, si è voluto evitare che la famiglia ne traesse “un indebito arricchimento”. Avete letto bene, a questi genitori è stato ucciso un figlio e lei ha pensato che ne potessero trarre un “indebito arricchimento”. Fatti due conti a tutti i padroni d’ora in poi converrà ancora di più assumere solo manovalanza straniera e non metterla in regola: risparmi in sicurezza, risparmi in contributi, risparmi in salari e risparmi pure in indennizzi. La realtà è che la sconfitta subita dal movimento operaio in questi ultimi decenni sta progressivamente riportando indietro all’800 le lancette della storia. Nella modernità del Capitale il lavoro torna ad essere una merce tout court, e come tale ha un valore che oscilla intorno al suo costo di produzione. E in Albania, il giudice lo sa bene, “produrre” un lavoratore costa meno che in Italia, quindi…