Marx is back!

Marx is back!

A chi va l’oscar del più grande filosofo della storia? Secondo gli ascoltatori della BBC, la catena radiofonica inglese che ha indetto il sondaggio, non c’è gara. Vince di gran lunga Marx con oltre il 30% dei voti che stacca Hume (12,67%) di quasi 20 punti e da un pista al terzo classificato Wittgenstein (6,80%), con tutti gli altri giù dal podio a inseguire lontanissimi (leggi). Anche questi se vogliamo sono piccoli ma significativi segnali di quella che è stata definita la “Marx Renaissance”, ossia la rinnovata attenzione dimostrata da una parte del mondo accademico ed intellettuale nei confronti del pensiero marxiano. In tempi di crisi, mentre i soloni della borghesia non sanno più che pesci prendere, ricompaiono dunque sugli scaffali delle librerie i testi di Marx ed Engels un tempo irreperibili, affiancati da nuove pubblicazioni “marxiste” che fino a qualche anno fa avrebbero avuto difficoltà a trovare un editore. Un interesse che ha spinto più di qualcuno a strillare ai quattro venti che Marx è tornato. Perchè, ci chiediamo, se n’era mai andato? In realtà a defilarsi era stato proprio quel ceto intellettuale che per oltre un ventennio, quand’essere di sinistra era à la page, aveva fatto professione di marxismo e che poi, cambiato il vento, non aveva perso tempo a cambiare casacca e a montare sul carro neoliberista del vincitore. Sono loro che se ne sono andati, non certo il filosofo di Treviri con le sue categorie e la sua analisi feroce delle contraddizioni insanabili del modo di produzione capitalistico.  Se ne sono andati e speriamo pure che non tornino più, se non per andare a coltivare riso in qualche bel campo di rieducazione. Perchè fin quando rimane in mano loro il marxismo è un’arma spuntata, buona al massimo per qualche disputa accademica, mentre diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse. E noi sappiamo che una forza materiale come quella del Capitale dev’essere abbattuta da una forza altrettanto materiale. O no?