L’interpretazione flessibile della giustizia secondo i giustizialisti

L’interpretazione flessibile della giustizia secondo i giustizialisti

 

Chi di magistratura ferisce di magistratura perisce. E il caso De Magistris a Napoli è solo uno dei tanti simili, ma è in un certo senso paradigmatico e va quindi rilevato, nell’eterna e ingenua speranza per la sinistra di imparare dai propri errori. Perché, per un certo periodo, De Magistris assunse il ruolo del leader della sinistra, “radicale”, legalitaria, anti-belusconiana. Una “sinistra” visceralmente nemica dei nostri interessi, in apparenza. Ma, come si sa, le apparenze a volte ingannano, ma noi non dimentichiamo quando tre anni fa il nostro, in pessima compagnia, si atteggiava a rappresentante di una parte dei movimenti (a sua volta ricercato da questi). E non dimentichiamo quei pezzi di sinistra che allora cercarono la via giudiziaria alla rivoluzione arancione, promuovendo baracconi legalitari in funzione anti-berlusconiana, municipalista, partecipativa, e via proseguendo nella neo-lingua capitalista dal volto umano.

Dopo aver insistito a lungo sulla necessaria azione moralizzatrice e catartica della magistratura, dopo essere stato l’alfiere di una sinistra che doveva riscoprire i valori della legalità e della giustizia, quando molti di noi ricordavano che non si potevano sacrificare sull’altare dell’antiberlusconismo le ragioni della nostra lotta, che per definizione è anti-legalitaria e (quindi) colpita visceralmente dalla repressione di Stato, oggi è proprio il sindaco di Napoli a fare i conti con la giustizia. Non vergognandosi di se stesso, senza neanche provare pena per la sua figura completamente squalificata agli occhi di tutti, soprattutto agli occhi dei lavoratori napoletani, oggi De Magistris gioca a fare il ribelle, sbraitando di giustizia “sostanziale” contro la formalità giudiziaria di una magistratura reazionaria o corrotta. Questo personaggio, che qualche compagno invitò anche a votare, oggi cerca in maniera raffazzonata di recuperare un linguaggio “di sinistra” spiegandoci che non conta l’azione della magistratura davanti alle ragioni della propria azione politica. Un salto della quaglia rivoltante, interessato, volto a recuperare una dignità completamente devastata da decenni di legalitarismo anti-berlusconiano, di vie maestre, di ritorno alla costituzione.

Noi che invece sulla repressione abbiamo sempre avuto un pensiero chiaro, che la combattiamo quotidianamente ma sempre tenendo conto delle ragioni dello Stato, senza farne una lotta di bandiera aprioristica, bene noi oggi ci auguriamo una pronta fine politica per questo prodotto della magistratura, poliziotto quando si trattava di scalare politicamente la scena, ora “ribelle” quando quello stesso humus da lui fomentato gli si rivolta contro. Una fine politica determinata dalla magistratura. E’ la legge del contrappasso caro De Magistris, inutile agitarsi più di tanto.