la sinistra dei cachi…

la sinistra dei cachi…

A mente fredda e ragionando con calma (a parte Paola Concia, che ha molto tempo libero e diverse frustrazioni politiche da smaltire), torniamo sulla contestazione che un gruppo eterogeneo di compagne e di compagni ha mosso lo scorso giovedì contro Sansonetti e la redazione de “Gli Altri”, chiedendo il perché del loro impegno in favore della manifestazione del Blocco Studentesco (rivelatasi tra l’altro un colossale flop). Le polemiche che sono seguite alla contestazione rischiano di oscurare un paio di punti che meritano, invece, attenzione. Il primo riguarda la presenza – a dir poco curiosa e irrituale – del neo presidente della Regione Lazio, la Polverini, alla festa de “Gli Altri”. Il comunicato che la redazione de “Gli Altri” ha emesso, con grande celerità, dopo la contestazione ha mostrato la volontà di fare buon viso a cattivo gioco, trasportando su carta quei sorrisi tirati e quei ghigni infastiditi che i “contestatori” avevano visto in diretta: Sansonetti e so(r)ci l’hanno buttata sul ridere, calcolando che solidarizzare con i loro contestatori fosse più utile, in questo caso, che dipingersi da vittime inconsolabili. Non dimentichiamoci, del resto, che hanno la pretesa di definirsi ancora giornalisti “di sinistra”…
Su un punto, però, il suddetto comunicato glissa elegantemente, con un giro di parole veramente notevole. Proprio sull’affaire-Polverini, ovviamente. Sansonetti e so(r)ci scrivono “La prima [imprecisione, NDR] è che la presidente della Regione Lazio Renata Polverini fosse presente ai festeggiamenti. Non è vero. Forse senza la contestazione sarebbe intervenuta davvero, e la cosa ci avrebbe fatto molto piacere, ma così non è stato”. Frase degna del miglior Machiavelli, complimenti. “Forse senza la contestazione sarebbe intervenuta davvero”, che significa?! Per intervenire a una festa privata che si svolge in un locale privato bisogna essere invitati (contestatori a parte, ovvio). L’eventualità – ammessa anche da San Sonetti (patrono dei neo-fascisti incapaci) – che la Polverini arrivasse sottintende un precedente invito. A meno che la Polverini (con scorta) non abbia l’abitudine di suonare a tutti i citofoni dalle parti di Trinità de’ Monti per “svoltare” i suoi giovedì sera… Infatti, ammettono “Gli Altri”, “la cosa [l’arrivo della Polverini, ndr] ci avrebbe fatto molto piacere”. Rassicuriamo i giornalisti (da operetta), a proposito della loro felicità e contentezza: la Polverini (come sanno benissimo) sarebbe effettivamente comparsa, se non avesse avuto la sfortuna di combaciare con l’arrivo dei contestatori, tanto da consigliare alla scorta di re-infilare la neo-presidente nell’auto blu, alla ricerca di numeri civici più ospitali. Ed è lo stesso Andrea Colombo a scrivere, in uno dei commenti del blog degli “Altri”, che se la Polverini stava lì – e ammette di non avere ragione di dubitarne – è perché l’avevano invitata. Ora, la domanda che ci poniamo è questa: come sarebbe stata accolta la Polverini nella stanza dei festeggiamenti de “Gli Altri”? Come quando arriva l’ospite d’onore? Applausi? Cori da stadio? Braccia esultanti in aria? Magari anche tese, busto impettito e pancia in dentro? Folla di festeggianti (per modo di dire, “Gli Altri” hanno in realtà pochi amici con cui brindare) che corre in soccorso del vincitore, come scriveva Flaiano a proposito dell’italiano medio? La domanda non è peregrina, perché se è noto che certe esponenti della sinistra chic avevano già da tempo sdoganato la Polverini (vogliamo parlare della Annunziata, della Armeni?…) come candidata-presidente del Lazio, in quanto “donna” (evidentemente le stesse giudicavano la Bonino “meno donna” della prima), fa sempre un po’ impressione immaginare esponenti che si definiscono della “sinistra radicale” banchettare fianco a fianco con ex-post-fascisti come la Polverini. Certo, la neo-presidente era stata invitata pochi giorni prima anche dall’ANPI per ricordare il 25 aprile ma, senza neanche voler ricordare la contestazione vocale che subì in quell’occasione, si parlava allora di una presenza “istituzionale” (viene invitato pure Alemanno…). Non sembra questo il caso de “Gli Altri”. E di cosa avrebbero parlato, la Polverini e gli ameni redattori (se non si fossero interposti i fastidiosi contestatori)? Di come verrà distribuita capillarmente la Ru486 negli ospedali del Lazio? Di come i figli degli immigrati avranno pieno accesso alla libera istruzione? E magari i loro genitori anche alla cittadinanza? Avrebbero parlato di quel birboncello di Fazzone, grande elettore della Polverini in quel di Latina, in forte odore di camorra? Dei favori da concedere a Storace, che regalò la sede a Casapound? Di Fabiana Santini, ex segretaria di Scajola, neo assessore della giunta Polverini e beneficiaria di un appartamento con i soldi della “cricca”? Vabbeh, ci stiamo dilungando. Ma abbiamo sempre più l’impressione di un ceto politico (e di una servitù intellettuale e giornalistica a esso collegato) che reciti una pantomina sempre meno convincente: dalla destra alla sinistra (anche radicale) dell’arco istituzionale vengono prodotte baruffe verbali (di intensità progressivamente minore) che non si traducono in alcuna pratica di conflitto o almeno di effettiva dialettica politica. Le scelte politiche, invece, si rivelano poi essere perfettamente simili, a prescindere dalla maggioranza che le pone in essere, e si traducono in attacchi ai diritti dei lavoratori e in peggioramento della qualità della vita del cittadino. Sapendo che destra e sinistra insieme allegramente banchettano nelle feste private, ridendo dei rispettivi sciocchi elettori, non fa che confermare questa triste visione. La seconda considerazione parte da una domanda essenziale: ma chi rappresenta Sansonetti? Gli antifascisti e antifasciste di Roma che sono andati a contestarlo hanno interrotto una festa “di compleanno” che sembrava, in realtà, un funerale: “Gli Altri” – testata inventata da Sansonetti dopo che questi era stato cacciato da Liberazione – nasce come quotidiano (con il nome de “L’Altro”, prima che si accorgessero che così si chiamava anche un altro quotidiano…) – per poi diventare un settimanale a causa delle scarsissime vendite. In coerenza con tutta la carriera giornalistica di Sansonetti: dall’Unità a Liberazione a un quotidiano sconosciuto che diventa poi settimanale e un domani anche bisestile, forse… Con passo da gambero il buon Sansonetti colleziona negli anni fallimenti e critiche, certamente non lettori. Le polemiche di questi giorni hanno quantomeno aumentato le visite al sito del periodico, peccato che i commenti fossero quasi tutti insultanti. Crediamo, però, che al buon Sansonetti la sua scarsa competenza giornalistica non pesi più di tanto: l’etichetta di “giornalista”, anzi di “direttore” ormai gli serve solo come sottopancia nelle ospitate televisive, nelle quali svolge una funzione essenziale per la conservazione del sistema sociale e politico. È l’Utile Idiota, è “quello di sinistra” che però legittima le idee della destra perché ne condivide le richieste. È quello che svuota il significato stesso della “sinistra”, privandola dei contenuti delle sue lotte: “conflitto”, “socialismo”, “antifascismo”, “anticapitalismo”, “Cuba” sono termini che rappresentano non a caso tante battaglie recenti di Sansonetti. Battaglie che il Direttore ha combattuto CONTRO queste istanze, ovviamente. Che egli sia stato ogni volta sconfitto sul campo, “dalla base” come si diceva una volta, non conta: contestato dai militanti, insultato dai lettori, cacciato persino dal quotidiano di Rifondazione, letto neanche dai figli San Sonetti svolge il suo compitino nei salotti televisivi, nei talk show, nei porta a porta. È chiamato a svolgere il copione “di quello di sinistra”, del progressista e del democratico. Finisce solamente per diffondere il messaggio che non vale la pena impegnarsi in politica, lottare per l’emancipazione propria e della classe di riferimento. Privo di contenuti e perfettamente omogeneo al circuito mediatico che lo ospita cerca di diffondere l’idea che la sinistra non risieda nelle lotte sociali, nel perseguimento dei propri diritti, nella solidarietà attiva contro l’imperialismo, ma nel gossip, nella cronaca rosa, nelle poltrone di velluto. Beninteso, non è l’unico a svolgere questo compito. L’idea di socialismo è sopravvissuta a tanti nani e tante ballerine. Sopravviverà anche a Sansonetti.