La Lega dei Razzisti
Solo qualche giorno fa, dalle pagine di questo portale, riflettevamo con agghiacciante incredulità sul fatto che si fosse scaduti nel più becero razzismo nel commentare la triste vicenda dei 73 eritrei morti durante l’ennesimo viaggio della speranza. Ci eravamo soffermati anche sull’ultima idiozia di Bossi jr, il suo giochetto on line Rimbalza il clandestino, un vero e proprio mix di demenza e razzismo poi derubricato a “ragazzata di un figlio di papà” piuttosto che essere perseguito legalmente per istigazione a delinquere e incitamento all’odio razziale. Oggi, sfogliando le pagine on line dei maggiori quotidiani italiani, vediamo il baldo giovane ancora protagonista, ancora una volta sul web, ancora una volta nei panni del difensore dell’italianità (pardon, della stirpe padana) dal bacillo extracomunitario; un rapido bis, si potrebbe pensare – un vero e proprio uno-due di insulsa demagogia appositamente studiato per aumentare l’audience del rampollo di casa Bossi. Scopriamo invece (non senza un minimo di stupore) che il Nostro è in ottima compagnia stavolta; il gruppo Lega Nord Mirano, infatti, lancia ai suoi 400 “amici” un messaggio chiaro e deciso: “Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa!”. La sorpresa, badate bene, non è destata dal fatto che nella provincia di Venezia (e non solo) si possano trovare 400 persone solleticate da questa idea…figuriamoci, con i chiari di luna che si vedono con l’attuale politica governativa sui migranti ci aspettiamo numeri maggiori tra coloro che plaudono a tali farneticazioni. Desta stupore, ma anche fastidio, l’aver notato qualche “illustre” nome tra gli amici del simpaticissimo gruppo del veneziano; il Senatur e il suo figliol prodigo, il fu parlamentare leghista Enzo Erminio Boso e – dulcis in fundo – il capogruppo del Carroccio alla Camera, il ben poco onorevole Roberto Cota. Ora, non si giunga subito a conclusioni affrettate; non si pensi che il nostro rammarico sia dovuto al fatto che ci aspettassimo qualcosa da lor signori, a maggior ragione se il tema della querelle è quello dell’immigrazione e della gestione politica che ne consegue. Ci permettiamo, però, di fare alcune osservazioni: in primis, tre delle persone sopra menzionate siedono sugli scranni delle Camere della nostra Repubblica. Oltre a chiedersi perché mai ciò sia un dato di fatto, sarebbe opportuno chiedersi quanto possa essere valido e proficuo il dibattito politico nelle Camere partendo da un’impostazione culturale di tale spessore. Paradossalmente nelle settimane in cui maggioranza e opposizione si rimpallano la responsabilità dell’assenza di dialogo sulle grandi riforme che riguardano l’intera società italiana. È opportuno notare, inoltre, come il dilagante razzismo e più in generale ogni manifestazione d’intolleranza, vengano giudicati con un superficiale senso di impotenza, quasi a testimoniare l’impossibilità di cambiare rotta su una questione il cui fulcro è l’essenza stessa del civile vivere comunitario. Non ci si può stupire, dunque, se ci si accorge dell’allarmante piaga dell’intolleranza solo quando la via di trasmissione più diretta è quella dell’aggressione fisica, come nel recente caso del ragazzo omosessuale a Roma (e del suo aggressore in semi infermità mentale a piede libero). In ultima analisi, chiediamo a tutti i nostri lettori (non senza un pizzico di sarcasmo e malcelata soddisfazione): perché vengono denunciati due ragazzini di quindici anni che avevano osato creare – sempre su Facebook – un gruppo di amici schierati contro una professoressa, mentre questi colletti verdi ronzano ancora nel comune di Mirano? Perché la notizia dei due ragazzini è stata divulgata sui telegiornali di ogni canale mentre le insulse trovate leghiste trovano sempre poco spazio, tanti sostenitori e qualche anima pia pronta a smussarne gli spigoli più taglienti – neanche fosse Togliatti che proclama l’amnistia? Sappiamo bene cos’è la Lega in termini di peso politico; il suo ruolo di ago della bilancia, la sua scomoda posizione tra le costole del governo di Berlusconi. Insomma, sappiamo perché, nonostante non brilli di lungimiranza politica e spesso metta in evidente imbarazzo l’intera maggioranza, la Lega viene tenuta a corte. Ma non è semplice capacitarsi del silenzio della società civile, trovarne ragioni valide; di sicuro perché non ci si interessa di tutto ciò, o perché oggi il razzismo è una metastasi che avanza indisturbata nelle nostre difese culturali, divenendo sempre più abitudine anziché eccezione alla regola; ma se sgraniamo lo sguardo all’orizzonte, senza fingere un’opportunistica miopia politica, ci possiamo facilmente accorgere che i manifesti della Lega e le sue ronde in camicia verde non possono frenare l’impetuoso incontro di mille etnie e altrettante differenze; un “meeting” sponsorizzato dalla crescente globalizzazione neoliberista che dipinge il fenomeno delle migrazioni forzate (di cui è causa e complice principale) come un successo della democrazia della mobilità.
Farsi trovare impreparati da un punto di vista culturale, trincerarsi dietro falsi nazionalismi, offrire credibilità a chi gioca il jolly della nuova comparsa di un nemico pubblico, di una comune causa di malessere e crisi. Se ancora non si sa cosa fare per invertire la rotta, bisogna arginare questo fiume in piena interiorizzando ciò che assolutamente non dobbiamo permettere che accada.