Io non compro Liberazione!

Io non compro Liberazione!

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Oggi abbiamo ricevuto dai compagni di Livorno un commento all’articolo sulla querelle Luxuria. Lo riproponiamo come post perché lo condividiamo in pieno, soprattutto l’auspicio finale.

Riesce perfino difficile commentare gli articoli con cui Liberazione di oggi festeggia la vittoria di Vladimir Luxuria, ex deputato bertinottiano, in uno dei tanti reality della TV.

Perché leggi e rimani esterrefatto: dai toni sembra quasi che gli abbiano dato il Nobel per la fisica o l’abbiano eletta presidente della Repubblica.

Il titolo in prima “Forza Vladimir, hai vinto tu”, corredato da una foto che occupa quasi mezza pagina, poi l’articolo che prosegue a pagina 14 dove l’occhiello recita commosso “Donna eccezionale, nostra collaboratrice, deputata PRC. Ora all’Isola. Grazie Simona Ventura”.

Un’altra foto ce la mostra mentre piange con un altro protagonista del programma.

E giù frecciate ai soliti comunisti novecenteschi, quelli che erano contrari alla sua partecipazione. “E invece è andata e ha trionfato!” “Vladimir come Obama, fatecelo dire. Con Vladimir all’Isola si rompe il tabù dell’eterosessualità a tutti i costi”. Sai che novità… dopo anni di Solange e Platinette.

Leggi di nuovo, pensando di aver capito male, di non aver colto l’ironia, ma niente da fare.  Nessuna ironia, nessun senso della misura. E soprattutto, nessun senso del ridicolo.

Questi pensano davvero che la vittoria della loro beniamina in un programma televisivo abbia un senso. Pensano che i diritti delle persone omosessuali siano quelli di vedere un paio di pagliacci pavoneggiarsi nei salotti televisivi, dopo che in due anni di governo non sono riusciti a far passare i DICO, i PACS o come diavolo si chiamavano, neanche in versione ridotta.

Mentre migliaia di militanti di sinistra, di insegnanti, di psicologi si affannano a spiegare alla gente, ai propri figli, cosa significa la TV spazzatura, che la cultura del Grande Fratello è pericolosa, che gli esempi da seguire non sono quelli e che non bisogna vivere secondo la logica dell’apparire, Liberazione gongola perché una dei loro ha vinto un reality. Un bell’esempio di media al servizio del movimento…

Ma in fondo perché stupirsi? E’ perfettamente in linea con le loro ambizioni, con il loro stile di vita: per loro l’obiettivo è affermare la propria immagine in TV. Bertinotti non è stato forse il politico più invitato a Porta a Porta? E Sansonetti non si è forse fatto largo a colpi di interviste al Secolo d’Italia e di campagne contro i governi di sinistra latinoamericani?

E’ una cricca che cinicamente ha perseguito e in parte raggiunto un obiettivo preciso: entrare nei salotti televisivi, negli ambienti che contano, nella “jet society” sfruttando le lotte, gli ideali, la passione di tanti militanti di base. Rifondazione è in macerie dopo la batosta elettorale di quest’anno di cui sono responsabili, ma loro sono sempre lì.

Ma come ha potuto questa cricca arrivare a dirigere un partito e un giornale che si chiamano comunisti, che cos’hanno a che fare con la gente che lavora, con i disoccupati, ma anche con gli omosessuali “veri”, quelli che ogni giorno rischiano insulti, aggressioni, discriminazioni e non vanno né in Parlamento né in televisione?

Liberazione è senza dubbio un giornale singolare. Prende circa 4 milioni di euro l’anno di contributi pubblici (dati 2003), ma vende meno di 8mila copie, cioè meno di un decimo del Tirreno pur avendo diffusione nazionale, anche se potrebbe contare sullo zoccolo duro di iscritti a Rifondazione che solo in Toscana sono circa 10mila.

Con questi dati qualsiasi editore avrebbe cacciato il direttore a pedate, ma Sansonetti resta lì perché il giornale è controllato da una società che fa riferimento non alla maggioranza del partito ma all’area bertinottiana, e ad ogni tentativo della maggioranza di cambiare direttore i bertinottiani strillano al colpo di stato contro la libertà di espressione. Così si assiste al caso, più unico che raro, di un giornale anticomunista organo di un partito che si dice comunista, giornale che continua, ad esempio, a sputare veleno contro i governi di sinistra latinoamericani con accenti degni del Miami Herald (anche oggi Angela Nocioni a pag. 8 rosica per la vittoria di Chávez alle amministrative in Venezuela).

A Sansonetti auguriamo ancora una volta la chiusura più rapida e dolorosa possibile del suo fogliaccio e un futuro “anonimo”. Secondo la sua mentalità è quanto di peggio gli possa succedere.

Per Senza Soste, Nello Gradirà