in direzione ostinata e contraria

in direzione ostinata e contraria

Può un “consiglio” essere scontato, a scoppio ritardato e al tempo stesso assolutamente impellente? Beh, se parliamo della mostra su Fabrizio De Andrè che da qualche settimana è ospitata a Roma sotto l’Ara Pacis, la risposta è si. Indubbiamente ed inequivocabilmente si. Approfittando della settimana della cultura che ha abbassato i prezzi degli ingressi ai musei, questa mattina siamo andati a visitarla e l’impatto è stato incredibile. Sarà perchè chi scrive era la prima volta che si trovava di fronte ad un’installazione interattiva di questo genere, o perchè le canzoni di De Andrè sono state e restano la colonna sonora delle vite di molti di noi, eppure rararmente ci è capitato di imbatterci in una mostra così “leggera” e al tempo stesso esaustiva. Non vogliamo raccontare più del necessario per non rovinare, anticipandola, l’esperienza a chi vorrà visitarla. E soprattutto perchè sarebbe presuntuoso anche solo pensare di racchiudere in poche righe l’ampiezza della produzione artistica di Faber, cosa che invece l’installazione mostra nella sua complessità. Ci soffermiamo però solo su un dettaglio. In una delle 4 sale dedicate a De Andrè è possibile scegliere tra tutti i suoi LP e, posizionandoli su un tavolo, far partire audio e video sulle canzoni del disco, sul contesto storico, sociale e politico del periodo in cui venne composto e sulle collaborazioni artistiche. Ebbene, scusate la retorica, ma è bello vedere come ognuno dei visitatori, una volta capito il livello di interattività vada poi di corsa a cercarsi il disco che più lo ha segnato, colpito, emozionato ed aspetti diligentemente in fila il suo turno. E mentre aspetti, quasi inevitabilmente, giochi ad interpretare le scelte altrui, a cercare di capire chi hai di fronte o di fianco proprio in base a quel disco. Se è una “ribelle” incallita perchè ha puntato dritta su “Storia di un impiegato”, oppure se ha un approccio più “spirituale” perchè tiene in mano “La buona novella”, e così via… La mostra resterà a Roma fino al 30 maggio e se potete o se passate per la capitale, vale proprio la pena di visitarla. L’unico “neo” è che, pur essendo di per se gratuita, per accedervi bisogna entrare nel complesso dell’Ara Pacis e pagare un biglietto che, nei giorni normali, costa 9 euro. Mortacci loro.