Il realismo russo di Deineka a Roma

Il realismo russo di Deineka a Roma

Appena concluso l’anno culturale cinese in Italia è la volta di quello russo. Il primo evento del programma di scambio culturale è dedicato alla mostra “Aleksandr Deineka, il maestro sovietico della modernità”, inaugurata lo scorso 19 Febbraio da una conferenza stampa congiunta tra Berlusconi  e Medvedev svoltasi proprio all’interno del Palazzo delle Esposizioni. Consci delle cause che hanno fatto cadere la scelta sulla Russia in questo gemellaggio 2011 approfittiamo della rara occasione di vedere uno dei maestri del realismo sovietico non troppo lontano da casa.

Successivamente alla monografica su Deineka, il prossimo autunno, il Palazzo delle Esposizioni ha in calendario una rassegna sull’intero movimento del Realismo Socialista, dalla Rivoluzione al declino dell’Unione Sovietica e un’ampia mostra dedicata al grande fotografo costruttivista Aleksandr Rodchenko. Non ce le perderemo. Il prezzo del biglietto intero però potrebbe quasi coprire un volo low-cost  da Roma a Mosca dal momento che si tratta di 12,50 euro. Biglietto che, se non altro, permette di visitare tutte le esposizioni presenti nel PdE in quel momento.

La mostra di Deineka (1899-1969), realizzata in collaborazione con la Galleria Statale Tret’jakov di Mosca, la galleria Tret’jakov di Leningrado, la Pinacoteca Statale Denieka di Kursk è la prima monografica a lui dedicata al di fuori di quella che fu la sua terra natia.  Le 80 opere, principalmente pittoriche e grafiche ma anche plastiche e monumentali, coprono il periodo compreso tra gli anni venti e gli anni sessanta. Nonostante alcuni critici abbiano più volte cercato di decontestualizzare le opere di Deineka sostenendo che la sua ricerca estetica travalichi le circostanze storiche in cui si è realizzata e che l’etichetta di artista del “socialismo reale” lo abbia in qualche modo penalizzato, l’operazione “oblio” sembra fallire sin dalla prima sala della mostra. Purtroppo per loro le opere realiste, nate proprio con questo scopo, hanno il difetto di parlare chiaro. Questo perché a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre il ruolo delle arti figurative venne determinato dalla nuova situazione sociale e l’arte subì una grande democratizzazione saldandosi in maniera indissolubile alla passione rivoluzionaria. Al posto dell’arte che glorificava lo zarismo, andata in parte distrutta durante la Rivoluzione, bisognava sviluppare un’arte nuova, avanguardista. Come scrisse Gastev in una celebre poesia: “Eccovi il paese bruciato. Nella borsa avete due chiodi e una pietra. Con queste cose costruite la città!” E gli artisti, “rimboccate le maniche e il cervello”, dalle rovine fanno sorgere cose inaudite, mai viste prima. Ma le forme geometriche fluttuanti nello spazio di Malevic, le macchie di colore di Kandinskij, i primi manifesti di Majakovskij o le intricate costruzioni di Tatlin erano considerate estranee alla coscienza di massa. Bisognava sviluppare un’arte che sapesse parlare ai proletari, un nuovo atteggiamento perfettamente descritto dal piano firmato da Lenin sulla “propaganda delle opere d’arte” del 1918 i cui effetti dureranno fino agli anni ’30, anni nei quali lo stesso Deineka sarà poi accusato di formalismo.
Le sale, come detto, ripercorrono i lavori di Deineka dagli anni venti  in cui si formò presso i VcHUTEMAS (Atelier Superiori per l’Arte e la Tecnica) dove conobbe artisti come Favoriskiy, Majakovskij, Goncharov, Pimenov. Poi i dipinti scaturiti in seno alla OST (Società dei pittori di cavalletto) degli anni ’20, i lavori grafici sulle riviste, le opere ispirate al viaggio all’estero del 1935 (tra cui l’Italia), i grandiosi mosaici della metropolitana di Mosca, il periodo della seconda guerra mondiale e le ultime opere tra gli anni cinquanta e sessanta. Le tematiche affrontate da Deineka sono tra le più varie: lo sport, la guerra, le terre dei kolchoz, le fabbriche.

Negli ultimi 50 anni siamo stati abituati a leggere gli avvenimenti contemporanei nella chiave dei vincitori, fino a qui niente di nuovo. Il punto sta nel fatto che anche i vinti spesso e volentieri leggono la loro storia attraverso gli occhiali dei vincitori. In questo semplice schema sta la rimozione straordinaria del realismo sovietico in Russia e non, vissuto attraverso il senso di sconfitta post 1991. Scaricato come se fosse stata mera propaganda, paccottiglia da bancarella.  Invece le opere della mostra ci restituiscono la grande capacità artistica, la vibrante dinamica ideale che caratterizzava l’Unione Sovietica, la straordinaria resistenza ideologica e culturale di un paese testimoniata dalla grande qualità delle sue opere. Un paese che anche artisticamente era tutt’altro che grigio, immobile, paludoso come vorrebbero farlo apparire. Un’enorme fucina che guardava al futuro, non di certo al passato. Questo processo di rivalutazione del realismo russo che prima aveva raggiunto solo l’avanguardismo, va letto anche e soprattutto da un punto di vista sociale. La gran parte della gente russa non è riuscita a tornare agli standard di vita prima del 1990, milioni di persone vivono peggio di allora. La sperequazione economica tra ricchi e poveri sembra inarrestabile e tendente all’infinito, pochissimi nuovi russi (mafiosi) da una parte e milioni di persone tagliate fuori da una vita dignitosa dall’altra. Il ceto medio adesso avrà anche accesso ad una piccola parte del lusso offerto dall’economia di mercato però non sempre riesce a soddisfare i bisogni indotti. Di conseguenza la nostalgia è molto diffusa sia nei ceti popolari che in quelli medi e persino parte dell’intellighenzia si pone il problema della Russia di oggi, delle sue aspettative: dove sono il prestigio, la dignità, il ruolo nel mondo che la Russia nel bene e nel male ha sempre avuto?

Deineka, con la sua genialità semplice, può essere una di quelle esche utili a ripescare il passato recente del realsimo sovietico. Un passato scomparso anche nella letteratura, esclusi gli onnipresenti dissidenti, e nel cinema. Un buco nero, un’asportazione chirurgica e profonda. Concludiamo con le parole di Efros, uno dei grandi critici dell’arte sovietica, dopo la prima esposizione di Deineka a Mosca: “Deineka è un combattivo, una delle personalità più inquiete dell’inquieta arte sovietica. Direi che è il più “contemporaneo” degli artisti sovietici. I suoi quadri e i suoi disegni non hanno bisogno di date. Le sue forme e i suoi soggetti parlano da soli. Deineka non sa contenersi. È un pittore dell’attualità”.

Andatela a vedere, ne vale la pena.