Chi controlla i controllori?

In questi ultimi giorni, il segretario del Pd, Veltroni ha speso parole molto critiche riguardo la questione della Commissione di Vigilanza Rai, argomento che riveste una grande importanza, come del resto tutti quelli connessi al controllo dei mezzi di comunicazione). In seguito al comportamento della maggioranza, Uolter ha chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica, ha lamentato un attacco alla democrazia e un comportamento indecente da parte del governo. Ohibò, per incazzarsi così tanto persino quel bradipo di Veltroni, per fargli interrompere addirittura il gioco delle figurine con la musica dei Beatles in sottofondo, cosa sarà accaduto? Cosa avrà fatto quel cattivone di Berlusconi, questa volta? E’ successo che il PdL ha votato come Presidente della Commissione di Vigilanza Rai un parlamentare…del Pd (tale Villari)!! Ma come, Veltroni, tutto ‘sto casino per l’elezione di uno del tuo partito? Per giunta con i voti di tutta la maggioranza! Lasciando la carica di Presidente della Commissione di Vigilanza Rai a un membro dell’opposizione, come da consuetudine! E l’attacco alla democrazia? E il comportamento inaccettabile?! “C’è tutto, perdinci, perché non era Villari il candidato del Pd, dunque il voto della maggioranza è un evidente affronto, maledizione”.

Bene, si ricomincia a dialogare, maggioranza e opposizione trovano finalmente un accordo nella figura di Sergio Zavoli, sono pronti a votarlo, ma…. c’è ancora Villari in mezzo alle scatole! Beh, si toglierà, ovviamente, capendo come fosse stato usato strumentalmente dagli impiegati di Berlusconi. Invece il buon Villari, non per niente ex Dc, ci pensa un po’ e poi dice a se stesso “in effetti sarei un ottimo Presidente di Vigilanza, anzi, è proprio il ruolo che fa per me…” Ma come?! Che casino! Veltroni si incazza, minaccia espulsioni, poi ci ripensa, ma è comunque offeso. Villari si sente minacciato (eccone n’artro…), vuole svolgere il suo ruolo, vuole difendere le istituzioni… Il mistero, intanto, si infittisce: gira voce di un biglietto di Latorre, influente dirigente Pd, diretto a un esponente del PdL per aiutarlo nelle risposte di un dibattito televisivo, neanche fossimo all’interrogazione di matematica.

Insomma, qualcuno dirà che è la normale dialettica parlamentare. Si aggiungerà che sono i rischi insiti nel bi-polarismo, che sfuma le differenze tra i poli facendo diventare speculari le soggettività politiche in campo. Verrà data la colpa a Berlusconi. La realtà è che quando anche gli organi di garanzia del funzionamento delle istituzioni fanno cilecca, siamo veramente alla frutta, anzi all’ammazza-caffè. Non si tratta solo di rispondere alla fatidica domanda “chi controlla i controllori”, ma di riconoscere che oggi c’è un ceto politico assolutamente auto-referenziale e ben distante dai bisogni sociali. Non è un’eccezione italiana, ma il perfetto esito della democrazia liberale, dove i periodi di vuoto ideologico consigliano di semplificare le scelte: due poli, una maggioranza e un’opposizione. Oppure, meglio ancora, una sola ed enorme zona grigia che passa da maggioranza a opposizione e viceversa, a seconda della propria convenienza e dell’offerta economica. Di fronte a questa tortuosità, a una politica fatta con i conti del pizzicagnolo, con i personalismi e le ipocrisie, noi ribadiamo l’attenzione per un’alternativa possibile e già verificata, il socialismo del XXI secolo, le trasformazioni sociali in atto in America Latina e nei tanti Sud del mondo. Di fronte all’incomprensione per certi meccanismi da bottegai e per le farse da avanspettacolo, riportiamo cosa era scritto su un manifesto cubano, a proposito degli ingredienti necessari per costruire un Paese libero:

“Una Revolución verdadera

Un Pueblo que la defiende

Un Partido único

Un Líder histórico”