A proposito di radicalità diffusa…

A proposito di radicalità diffusa…

 

Riflettendo sulle giornate del 18 e 19 ottobre, ci sembrava che il fatto politico principale che emergeva da quelle mobilitazioni fosse questa nuova “radicalità diffusa”, in cui l’uso creativo e determinato della forza non fosse più esclusivo appannaggio dei gruppi organizzati ma emergesse dalla volontà di tutte le componenti della piazza. Una piazza non più “utilizzata” per le solite mediazioni politiche al ribasso, ma che rappresentasse se stessa come nuovo soggetto antagonista, oltretutto capace di raccogliere consenso sociale attorno a questa proposta. Oggi a Roma abbiamo avuto la conferma di questa lettura. L’assedio dei movimenti di lotta per la casa alla conferenza Stato-Regioni si è trasformato, guadagnandoselo in piazza, in un corteo di migliaia di persone, che dal Parlamento ha marciato diretto vero la sede della conferenza. La novità politica è stata capace, e anche qui notiamo uno scarto decisivo rispetto a stagioni passate di movimento, di muoversi su un terreno conflittuale per nulla scontato e assolutamente consapevole. Lo sbarramento delle forze dell’ordine non solo non è stato accettato come “parte del gioco”, ma la volontà di raggiungere la conferenza ha determinato l’assedio dei movimenti alle forze dell’ordine, assedio che si è trasformato, dopo circa un’ora, in una carica delle stesse. Una carica che però non ha visto la solita dispersione del corteo, ma una risposta di massa dei manifestanti che hanno tenuto in maniera assolutamente organizzata e cosciente la piazza stessa, ripiegando ordinatamente per convergere nuovamente sotto al Parlamento.

La giornata di oggi ci conferma dunque alcuni spunti che già erano emersi il 19. La mancanza di un soggetto politico forte che sappia rappresentare questa nuova soggettività, nonostante sia un limite che potrebbe inficiarne lo sviluppo, non ci sembra per il momento frenare questa nuova spontaneità sociale che ha deciso oggi di portare quella conflittualità che il 19 era stata solo rimandata aspettando il momento opportuno (spontaneità fino ad un certo punto ovviamente, visto il grande lavoro organizzativo e politico dei movimenti di lotta per la casa oggi presenti in piazza). Oggi quel momento si è verificato, l’obiettivo politico dell’assedio a una conferenza determinante per lo sviluppo economico del paese era effettivamente raggiungibile, e la piazza ha risposto nel migliore dei modi. Ponendosi in diretta continuità, e al tempo stesso in diretta evoluzione, con la giornata del 19.

Concludiamo ricordando che ogni lotta ha un prezzo. Quello di oggi sono i nove fermati che ancora attendono il loro destino nella caserma dei carabinieri di via Gaeta (ne sapremo di più nelle prossime ore). Nove compagni dei movimenti di lotta per la casa, molti dei quali migranti che dimostrano, meglio di ogni discorso, la nuova composizione sociale del proletariato metropolitano, che poco a poco si politicizza dimostrandosi all’altezza del suo ruolo storico.