Visioni militanti

Visioni militanti

Con questo post iniziamo a recensire anche i film che ci sono piaciuti (e quelli che ci hanno fatto schifo). Nessuno di noi  possiede competenze specifiche (tranne quella di essere divoratori di pellicole) per cui ci scuserete se ci concentreremo sui contenuti più che sulla forma.

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In una scuola superiore nella Germania globalizzata gli studenti devono scegliere a quale corso iscriversi per la settimana a tema: quello sull’anarchia, diretto da un noioso professore vecchio stampo, o quello sull’autocrazia, assegnato (per un ironico contrappasso) ad un giovane professore libertario. E’ questa l’idea di base da cui parte L’onda, il film diretto da Dennis Gansel e che prende spunto da un esperimento portato avanti nel 1967 a Palo Alto, negli USA. Pur non essendo questo propriamente il nostro campo il film ci pare ben girato e altrettanto ben montato, differenziandosi in questo da quei film tedeschi sotto ritmo a cui siamo stati spesso abituati. Gansel deve certamente ringraziare per questo anche il cast, composto da attori giovani e bravi e che rendono la pellicola estremamente realistica. Ma torniamo alla tesi di fondo che sottende l’intero film. La domanda che il regista pone, e che stando a quello a cui stiamo assistendo in Europa è quanto mai attuale, è se la nostra società sia vaccinata contro il riproporsi di tentazioni autoritarie. Nel cercare di dare una risposta al quesito il professore/fuhrer conduce gli studenti lungo un percorso che li porterà alla costruzione di una comunità escludente attraverso tre principi cardine: disciplina, unità e azione. Ognuno degli studenti, allegoria di diversi settori sociali investiti dalla crisi delle società europee, troverà uno o più buoni motivi per annullare la propria individualità nel gruppo che arriverà a dotarsi di un uniforme, di un simbolo e di un saluto. Il film è pieno di spunti interessanti e attualissimi e potrebbe tranquillamente essere ambientato in una qualsiasi città italiana (i grembiuli, il voto in condotta, l’infiltrazione fascista nelle scuole, vi ricorda qualcosa?) Il regista sottolinea puntualmente tutti i passaggi attraverso cui si arriva alla costruzione di un’identità forte fondata sul rifiuto della diversità e che porterà la comunità dell’onda (è questo il nome del movimento) ad immedesimarsi nella squadra di pallanuoto del liceo, vera e propria metafora di un “esercito” chiamato a scontrarsi con la comunità nemica. Il comizio del professore/fuhrer alla fine dell’esperimento e tanto ben girato quanto inquietante, ma non sveliamo la fine per non rovinare la visione più di quanto non abbiamo già fatto. Non c’è che dire, un film da vedere assolutamente.