16 marzo 2012

16 marzo 2012

Da ormai 9 anni a questa parte il 16 marzo non è più lo stesso giorno. Così capita che nonostante le mille difficoltà di una vita vissuta in bilico tra lavoro, studio, politica e impegni di vario tipo nei tempi della crisi, si decida di spendere il poco tempo libero di un fine settimana per salire in macchina e andare a Milano. Perché la storia di Dax, ucciso in quanto antifascista, è la nostra storia. E’ la stessa storia di Valerio,  la stessa di Renato e di molti altri. E’ la storia di chi ha scelto da che parte stare e lo ha fatto con tutto il coraggio di cui poteva disporre. Usque ad finem.

Si parte da Roma dopo pranzo, già in ritardo, correndo a più non posso in autostrada per riuscire ad arrivare in tempo per il corteo. All’arrivo l’accoglienza che ci riservano i compagni milanesi è delle migliori. Così, con le bandiere rosse, ci spostiamo tutti insieme verso il concentramento. Il corteo parte alle 20.30 da via Brioschi attraversando il ticinese per poi finire davanti a casa di Dax in via Gola. In continuità con quella che è la storia dell’assassinio di Davide Cesare non poteva mancare una provocazione della polizia che, per la prima volta nella storia di questo corteo, decide di impedirne il passaggio di fronte al Commissariato di via Tabacchi. Il Commissariato che si distinse nel ritardare i soccorsi di quella notte. Una provocazione che fa il paio con le denunce arrivate pochi giorni fa relative al lancio di oggetti nel corteo dell’anno scorso. Così si decide di fronteggiare la polizia per un po’ e poi dirigersi in via Gola per sciogliersi definitivamente.  Sulla strada di casa, tornando verso Roma, pensiamo agli occhi che abbiamo incrociato durante la giornata. Quegli occhi che brillano al tempo stesso di odio e  di amore, una capacità che è unica dei compagni e che chiunque abbia attraversato un corteo ha imparato a riconoscere. L’odio per una società che ti opprime e l’amore per quella che vuoi costruire.

Questa di Dax, come sempre accade, è una vicenda non ancora conclusa. La disinformazione dei media e dello Stato ha tentato di farla passare come una rissa tra balordi con lo scopo di negare la natura politica dell’assassinio. Nessun agente di polizia e carabinieri è stato mai condannato per i pestaggi avvenuti in seguito all’ospedale San Paolo. Anzi. Una sentenza della Cassazione sta costringendo due compagni a pagare 130mila euro allo Stato come risarcimento.

Oggi ricordare Dax significa soprattutto dimostrare concretamente la propria solidarietà. Significa impedire che una vicenda che ci riguarda tutti diventi esclusivamente una vicenda  personale. Significa tenere alta la guardia nei confronti del fascismo, da un punto di vista culturale, politico e militante. Più in generale significa continuare, giorno dopo giorno, a costruire lottando il mondo che tutti continuiamo a sognare contro chi vuole ricacciarci indietro, coi manganelli o con le lame.

DAX ODIA ANCORA

Per maggiori informazioni sulla campagna 130mila: http://www.daxresiste.org/130mila/