what if?

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policia asesina

Il What if? è uno degli escamotage narrativi adoperati dagli sceneggiatori di comics per descrivere universi paralleli alla continuity delle loro creature fumettistiche. Proviamo, solo per qualche riga, ad utilizzare questo sistema di scrittura per descrivere un ipotetico scenario geopolitico internazionale. Immaginiamo ad esempio che le ultime elezioni iraniane siano state vinte da Mousavi e che dopo qualche mese di governo, di fronte alla volontà dello stesso Mousavi di eliminare alcune restrizioni coraniche ed entrare nell’orbita dei paesi occidentali, l’esercito ed i pasdaran abbiano organizzato un colpo di stato esiliando il legittimo presidente in uno stato vicino, arrestando e torturando numerosi suoi sostenitori. Immaginiamo, poi, che dopo 86 giorni di esilio Mousavi sia riuscito a rientrare nel suo paese nascosto nel vano portabagagli di un auto e che si sia stabilito nell’ambasciata di un paese amico, che so, la Francia. A questo punto il regime dittatoriale, sorpreso ed irritato dalla mossa di Mousavi, decide di disperdere la folla festante riunita intorno alla sede diplomatica francese uccidendo alcuni dimostranti ed incarcerandone altri nello stadio della capitale. Dopo di che, non contento, fa circondare dall’esercito l’ambasciata francese e taglia la fornitura di acqua e luce; insomma, un vero e proprio assedio di medievale memoria. Immaginiamo inoltre che, non considerando sufficienti tali misure l’esercito, con l’ausilio di tecnici di altre nazioni nemiche dell’occidente, che so, la Corea del Nord, decida di irrorare con gas tossici e “bombardare” con ultrasuoni la sede diplomatica. Il tutto, ovviamente, in spregio ad ogni più elementare norma del diritto internazionale. Nel frattempo il regime militare continua la sua opera di repressione e in pochi giorni: chiude radio e tv indipendenti, impone la censura e il coprifuoco, vieta assemblee e manifestazioni, disperde e uccide i sostenitori di Mousavi (forse 12). Cosa avrebbero fatto di fronte a questo scenario le “democrazie” occidentali? Già ce li immaginiamo i tuoni e i fulmini dell’amministrazione USA, la riprovazione europea, la determinazione israeliana. E poi li, tutti a promettere un pronto ristabilimento della democrazia, a immaginare interventi di “polizia internazionale” della Nato. E i media “liberi”? Pagine e pagine di articoli, minuti e minuti di servizi televisivi, edizioni speciali dei TG, programmi di approfondimento come se piovesse. Eccoli li i nostri giornalisti, tutti allineati e coperti, pronti a partire penna in resta per la nuova crociata dell’occidente. Ma adesso sospendiamo questo esercizio di fantasia, torniamo alla realtà e mettiamoci nei panni di politici e giornalisti occidentali, per cui: il paese in cui c’è stato il golpe non è l’Iran ma l’Honduras (quindi ‘sti cazzi), il presidente deposto è Zelaya e non Mousavi (quindi nuovamente ‘sti cazzi), i manifestanti uccisi sono dei morti di fame honduregni e non i giovani universitari dell’onda verde (e per la terza volta, ‘sti cazzi), l’ambasciata violata è quella di quell’inaffidabile e per di più ex operaio di Lula (e allora, nuovamente, ‘sti cazzi) e il paese implicato nella fornitura di armi chimiche è Israele (e invece, qui… omissis), e per di più in Honduras non c’è neanche il petrolio… Ecco allora spiegate le ragioni per cui in questi giorni non è stato possibile registrare una sola presa di posizione della comunità internazionale (eccezion fatta per i “soliti” Chavez, Morales, Fidel, ecc) in merito a quanto sta accadendo in Honduras, ecco perchè le televisioni pubbliche e private non hanno dedicato neanche un minuto di approfondimento, ecco perchè i giornali hanno nascosto la notizia nelle pagine interne. La Repubblica, tanto per fare un esempio, è stata capace di dedicare più spazio al libro sulla vita sessuale di Fidel (un’intera pagina) piuttosto che alla repressione di Tegucigalpa (un articoletto a pagina 23). E poi manifestano per la libertà di stampa, ma se non la usano, ci chiediamo, a che gli serve?

PS

il ragazzo nella foto non aveva neanchè 18 anni, si chiamava Elvis Jacobo Euseba Perdomo, ed è stato freddato da due colpi di fucile esplosi da un auto della polizia honduregna perchè gli aveva gridato contro che erano dei golpisti (leggi). Purtroppo è nato nel paese sbagliato e la sua storia la conosceranno in pochi.