si, vabbè, però, insomma… il gioco delle parti

si, vabbè, però, insomma… il gioco delle parti

Il gioco delle parti. Le dichiarazioni che si stanno succedendo in questi giorni e in queste ore sulla sentenza del tribunale che obbliga la FIAT al reintegro dei tre lavoratori di Melfi licenziati per rappresaglia dopo il flop di Pomigliano rappresentano un vero e proprio gioco delle parti. Con alcuni dei protagonisti apparentemente impegnati a interpretare il ruolo di consiglieri, anzi di consigliori, dell’amministratore delegato della FIAT. Tanto Sacconi che i vari Bonanni e Angeletti fino all’immancabile Ichino continuano infatti a ripetere a sua maestà Marchionne di non lasciarsi trascinare nella bagarre voluta dalla FIOM sottintendendo però, e neanche troppo velatamente, che la responsabilità sia tutta del “estremismo massimalista”del sindacato guidato da Landini. Proprio come quando scoppia una rissa e le persone intorno si mettono a trattenere uno dei due contendenti preoccupati che dalla ragione passi dalla parte del torto. E’ evidente però che si tratta di una commedia, nemmeno ben recitata, e che in realtà tutti spingano verso quelle “nuove” relazioni industriali che dovrebbero riportare i lavoratori all’ottocento. E’ altrettanto evidente, però, che la determinazione e la compatezza dei lavoratori possono rappresentare i granelli di sabbia che fanno inceppare questo meccanismo solo apparentemente inarrestabile. Per farsi un’idea di quanto diciamo (e di cosa hanno paura) basta leggersi l’articolo di Ichino pubblicato oggi dal Corsera (leggi) e da cui estrapoliamo alcuni passaggi illuminanti:

Lo scontro di Melfi distoglie invece l’attenzione dell’opinione pubblica dalle questioni assai più importanti sollevate – con piena ragione, queste – dall’amministratore delegato della Fiat, quando ha proposto al nostro Paese il suo colossale piano industriale.

Nella vertenza esplosa in seno allo stabilimento lucano l’azienda può forse avere ragione sul merito (…) ma già la scelta del licenziamento, in un caso in cui avrebbe potuto adottarsi anche una sospensione disciplinare, ha l’effetto di radicalizzare lo scontro.

…la prima manifestazione di una guerriglia con cui la Fiom – pur minoritaria tra i dipendenti Fiat – potrebbe proporsi di impedire l’attuazione dell’accordo sul piano industriale, approvato dalla coalizione sindacale maggioritaria.

… e non soltanto dal veto della Fiom, che qui rappresenta pur sempre un quinto dei lavoratori interessati, ma anche da quello del mini-sindacato o del comitato di base che ne rappresenti, in ipotesi, l’1 per cento. Non si può dimenticare che i Cobas alla Fiat di Pomigliano hanno proclamato lo «sciopero permanente dello straordinario» fino al 2014 e che, secondo il nostro diritto sindacale attuale (caso unico in Europa) qualsiasi dipendente potrà in qualsiasi momento aderire a questo sciopero, perché il patto di tregua contenuto nell’accordo per il nuovo piano industriale non vincola i singoli lavoratori: con questo si toglie ogni certezza di efficacia a una delle clausole che costituiscono la chiave di volta della nuova organizzazione del lavoro prevista dal piano.