sfruttati di tutto il mondo…

sfruttati di tutto il mondo…

Gli operai di Pomigliano sono assenteisti. Gli operai di Termini Imerese fanno gli scioperi per vedere le partite. Gli operai di Melfi sabotano la produzione. Gli operai di Mirafiori sono poco produttivi. Bisogna lasciarsi alle spalle idee da lotta fra capitale e lavoro, fra padroni e operai. C’è bisogno di un nuovo patto sociale… La cifra ideologica dell’offensiva di Marchionne è contenuta tutta in queste poche frasi che da mesi sentiamo ripetere come un mantra ossessivo un po’ ovunque. A sentirli sembrerebbe quasi che la crisi economica sia colpa di una classe operaia inefficiente, svogliata e poco produttiva. E se avessero ragione? Del resto se lo dicono tutti, dai professori con 4 lauree ai giornalisti con 10 stipendi, un fondo di verità ci sarà pure. E che scemi noi a credere che si trattasse di una crisi strutturale. Che ottusi noi a pensare che il nodo irrisolvibile del modo di produzione capitalistico fosse la ciclica sovrapproduzione di merci e capitali. Ragioniamo come dei fossili politici appesi a ideologie novecentesche. Ancora con Marx? Nel 2010? No. No. Bisogna fare come in Polonia e in Serbia. Bisogna dar retta ai sindacati neocorporativi. Bisogna rimboccarsi le maniche, abbassare la testa, fare i sacrifici e accettare salari più bassi. Non ci sono nè santi nè madonne… c’ha ragione Marchionne, per uscire dalla crisi bisogna produrre di più. Solo che poi leggiamo alcuni dati e qualche dubbio ci viene. Nel 2009 Mirafiori è stata usata al 64% della capacità produttiva, Cassino al 24%, Melfi al 65%, Pomigliano al 14%. E proprio a Melfi, la pietra dello scandalo di questa strana estate in cui l’Italia ha riscoperto che esistono gli operai, da ottobre inizierà la cassa integrazione. Poi ci sono la Indesit, la Merloni, la Italtel, la Burani, la Tirrenia, la Omsa e almeno altre 200 grandi fabbriche in crisi. Migliaia di lavoratori e lavoratrici che rischiano di perdere il posto di lavoro, 500.000 dicono le stime, e che si aggiungeranno alle migliaia di posti di lavoro atipici “evaporati” negli ultimi tre anni. Ma allora qualcosa non torna. Se ci sono centinaia di impianti produttivi sottoutilizzati e milioni di lavoratori a spasso com’è possibile che il problema sia dovuto alla scarsa produttivita? Ma vuoi vedere che avevamo ragione noi?