Se ancora non si è capito…verso il 12 aprile e oltre
Oggi siamo andati a dire al mandante politico degli sgomberi di ieri, al responsabile delle peggiori controriforme sociali da vent’anni a questa parte, e soprattutto al principale costruttore di questo modello politico di Unione Europea, che le lotte di classe di questo paese hanno trovato il proprio nemico principale, la Democrazia Cristiana degli anni Duemila. In perfetta continuità con la risposta di massa agli sgomberi di ieri, e in vista del corteo del 12 e più in generale della campagna contro l’Unione Europea, oggi una delegazione di una cinquantina di compagni, espressione di diverse strutture politiche della città, ha portato la propria rabbia fin dentro la sede dei gruppi consiliari del PD in via delle vergini. Un’azione che ha il merito di individuare il responsabile politico dell’attuale modello di sviluppo, uscendo dalle secche del mero economicismo, e che dice chiaramente che questa Unione Europea, questa austerity, questa crisi, hanno un nome e un cognome, e cioè la grande famiglia europea neoliberale, “popolare” e “socialista”. Nel nostro paese, in assenza di un forte partito “popolare” europeizzato, tutto il compito di adeguare il sistema paese alle nuove direttive imperialiste è toccato in sorte al Partito Democratico. E se questo si sta sempre più caratterizzando come il partito istituzionale per eccellenza, forte dell’appoggio bipartisan del concerto europeista, i movimenti di classe non possono non eleggerlo a principale nemico sulla strada della nostra lotta. Così come la DC, per un quarantennio, è stata simbolo e organizzazione del potere, oggi lo è la sua versione mediaticamente aggiornata. E se credono, i democratici di casa nostra, che un po’ di celere a briglia sciolta e un giro di vite repressivo possano bastare a contenere questa risposta politica, sappiano che hanno già perso in partenza.
Mentre scriviamo tutti i compagni sono ancora trattenuti tra due cordoni di celere a difesa del Partito. Seguiranno pertanto aggiornamenti costanti sulla situazione repressiva e sull’evoluzione politica dell’azione.