Responsabili e irresponsabili?

Responsabili e irresponsabili?

Rien ne va plus, les jeux sont faits! Tra bluff, contro bluff e rilanci disperati l’esperienza del primo governo Letta/Napolitano sembra dunque volgere al termine, anche se all’orizzonte già se ne profila la riedizione in salsa scilipotesca. In queste ore i cosiddetti “poteri forti” sembrano trovarsi in grande sintonia con i vertici del PD che accusano il nano di HardCore di irresponsabilità nei confronti del paese. E fin qui nulla di nuovo, o quasi. Da tempo ormai la litania disciplinante dei fantomatici mercati pronti a sanzionare ogni accenno di instabilità del sistema Italia è stata assunta a dogma inviolabile dai vertici del centrosinistra, a riprova dell’assoluta organicità degli stessi ai processi di integrazione europea in chiave liberista. Ciò che colpisce di questo teatrino e piuttosto il dover constatare come anche i resti della fu sinistra radicale obnubilati dall’antiberlusconismo si siano conformati a questo ordine discorsivo. Ai più che non l’avessero ancora fatto invitiamo a leggersi l’editoriale del Manifesto di oggi di cui riportiamo alcuni stralci “illuminanti”: “Un gruppo di parlamentari e di ricattatori guidati da un pregiudicato. Irresponsabili di fronte ai problemi degli italiani. Prepotenti nei confronti delle istituzioni. Nel loro codice politico non esiste l’interesse del paese ma soltanto quello del loro boss.” (..) Una mossa disperata che già con le dimissioni dei parlamentari del centrodestra aveva chiarito di non tenere in alcun conto il rispetto dell’assetto costituzionale. (…) Il governo Letta  era tenuto al guinzaglio che si allentava o stringeva  a seconda degli umori o degli interssi di uno solo”. Speriamo di sbagliarci, ma messa nel modo in cui la pone la Rangeri sembra quasi che il problema non risieda tanto nel governo PD/PDL e nella natura politica di entrambe i partiti quanto piuttosto nell’inaffidabilità del singolo Berlusconi e dei suoi sgherri. Ci chiediamo infatti: ma continuare a tenere in vita il governo delle larghe intese sarebbe stato dunque un atto “responsabile”? E, soprattutto, un atto responsabile nei confronti di chi? Dei mercati o dei lavoratori? Perchè alla fine la vera domanda da porsi è questa. Quindi per come la vediamo noi, di fronte ai processi di immiserimento che coinvolgono milioni di proletari, queste distinzioni sono inutili perchè di questa classe politica non si salva nessuno… sono tutti responsabili.