Pubblicità progresso

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Arriva l’estate, l’estate della crisi, e come ogni anno torna a manifestarsi il fenomeno incivile degli abbandoni. Studio Aperto ha gia pronti servizi su servizi con la musichetta commovente a fare da sottofondo e la voce fuori campo a farci sentire in colpa, a ricordarci quanto questi amici a quattro zampe siano stati importanti per noi negli anni passati. Emilio Fede ha indossato la maschera dell’indignazione e sta denunciando l’ennesimo complotto comunista, se la prende con quegli ingrati che così facendo rovinano l’immagine del belpaese dove tutto va bene, dove tutti sorridono, dove tutti consumano. Del resto, come recitava il poeta rincoglionito dell’UniEuro: l’ottimismo è il sale della vita. Ma qui non c’è nessun Gianni a trarci d’impaccio e le telecamere indugiano impietose sulle corsie deserte, restituendoci l’immagine desolata di decine di quadrupedi soli e abbandonati…decine di carrelli della spesa vuoti. E già, perchè la crisi pesa eccome sulle tasche degli italiani, l’ISTAT parla di una contrazione dei consumi dell’1,7% rispetto al 2009 e il 2010 andrà anche peggio. Del resto non bisogna certo essere degli statistici per capirlo, basta farsi due conti in tasca e constatare le difficoltà che s’incontrano per arrivare a fine mese. Altro che terza settimana, qui è gia tanto se si arriva alla seconda. Ormai è chiaro a tutti chi pagherà la crisi, noi. Ma se qualcuno avesse ancora dei dubbi, ecco altri numeri che fotografano la situazione. Una ricerca dell’IRES ha quantificato l’indice di disparità sociale in Italia constatando come la crisi e le politiche neoliberiste abbiano allargato la forbice tra chi è ricco, che è sempre più ricco, e chi è povero, che è sempre più povero, frantumando anche quella che un tempo veniva definito il ceto medio. Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 47% della ricchezza netta delle famiglie. Il rapporto tra i redditi del 10% più ricco della popolazione italiana e quello più povero è di 12. Per intenderci, in Germania è 6,9 e in Svezia è di 6,2. Il 14% delle famiglie operaie ha redditi inferiori alla soglia di povertà, percentuale che sale al 29% al sud, tra i cosiddetti fannulloni di Marchionne.