Non c’è “fatalità” o giustificazione…
Bruciati vivi nella fabbrica-dormitorio in cui lavoravano, immolati sull’altare del dio profitto. Sono morti così i sette operai di Prato, come fossero ancora in una di quelle zone economiche speciali su cui si fonda il miracolo cinese. Perchè la nuova cartografia del lavoro non riconosce più i confini tra metropoli e periferia e universalizza al ribasso le condizioni di vita e di sfruttamento di milioni di proletari. Fa rabbia dover piangere altri sette lavoratori ma fa ancora più rabbia vedere adesso le facce ipocrite e fintamente addolarate di chi questo “modello di sviluppo” lo ha assecondato e perseguito. Nella “rossa” Toscana i responsabili di questa strage hanno un nome e un cognome (oltre che un partito e un sindacato) e qualcuno di loro ieri si aggirava come un avvoltoio fra le macerie di quel maledetto capannone. Ma prima o poi pagheranno caro. E pagheranno tutto.