Liberare Tutt*

Liberare Tutt*

Lo scorso mercoledì, il sole sul pomeriggio di Roma, di fronte al Colosseo inzaccherato dalle impalcature: oltre duecento militanti internazionalisti hanno chiesto la libertà per i prigionieri politici palestinesi, per i compagni baschi, per i detenuti kurdi, per i cinque compagni cubani imprigionati dal 1998 nelle carceri Usa (dopo un processo farsa) e per tutti coloro che hanno la colpa di lottare contro il capitalismo, l’imperialismo e il sionismo.

I commentatori benpensanti applaudono soddisfatti all’addio alle armi dell’Eta, alle divisioni dentro il fronte palestinese, alla disponibilità al dialogo mostrata dal Pkk, alla pazienza con cui i compagni cubani osservano le provocazioni degli scrivani dell’imperialismo. Gli stessi benpensanti, però, sono svelti a dimenticare la violenza dell’occupazione israeliana, dell’identità basca negata, dei diritti dimenticati del popolo kurdo, dell’aggressione mediatica contro Cuba (e di quella militare-interna contro il Venezuela). Più in generale, dimenticano l’uso della tortura, la produzione indiscriminata di vittime militari e civili, l’elargizione sconsiderata di misure detentive penali e amministrative e quant’altro il padrone non si vergogna di mettere in campo, convinto della propria impunità.

Il Forum Palestina, la Rete dei Comunisti, il Comitato Palestina nel Cuore, il nostro Collettivo, l’Uiki e il Comitato Un Caso Basco a Roma hanno cercato di mantenere alta l’attenzione, anche se le notizie che arrivano dal fronte internazionalista continuano a essere sconfortanti. Proprio lo scorso mercoledì, poche ore prima della manifestazione, la Cassazione aveva proditoriamente confermato l’estradizione a Madrid di Lander Fernández, arrestato oltre dieci mesi fa a Roma e atteso in Spagna per fare la stessa fine degli oltre seicento prigionieri politici baschi che marciscono nelle carceri spagnole e francesi. Nella prigione israeliana del Negev, invece, due detenuti palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame simile a quello che Samer Issawi porta avanti da otto mesi, nei quali ha dimezzato il peso del suo corpo.

Tutto il mondo piange le tre vittime di Boston, la nostra indignazione non funziona a targhe alterne.