LegaCoop, CGIL e PD: no allo sciopero consociativo, si allo sciopero della logistica!

LegaCoop, CGIL e PD: no allo sciopero consociativo, si allo sciopero della logistica!

 

Della CGIL ci ricordiamo (o dovremmo ricordarci) tutti. Stiamo parlando, senza tornare troppo indietro nel tempo, del ruolo concertativo degli ultimi anni nell’applicazione delle riforme del lavoro, degli accordi firmati insieme agli altri sindacati “gialli” con imprese, Confindustria e governi di turno a discapito dei lavoratori, della responsabilità nella messa in atto e nella diffusione del modello Marchionne, dell’esclusione dei sindacati non confederali dalla contrattazione e dalle elezioni delle rsu, della limitazione al diritto di sciopero o dell’accettazione de facto dello svuotamento dell’art.18 a opera della legge Fornero. Per cui, pur se in presenza di una parte di classe di lavoratori estranea alle decisioni della dirigenza e in sincera opposizione alle politiche del governo, ci risulta alquanto difficile dimenticare ciò che è stato fatto o riuscire a porre un “si però…” per avallare una qualsiasi forma di partecipazione allo sciopero generale indetto per oggi dalla CGIL. E questo a maggior ragione se, come analizzato in precedenza (https://www.militant-blog.org/?p=11346), questo sciopero rappresenta più che altro il moto di ribellione rispetto all’estromissione della dirigenza CGIL dalla concertazione con il governo Renzi e si inserisce in un gioco tutto interno al PD tra presidenza e opposizione che ben poco ha a che fare con Jobs Act o art.18. Jobs Act che oltretutto, anche se ancora come carta bianca da definire attraverso i futuri decreti attuativi, è stato approvato il 3 dicembre, evidenziando il più che ritardo dello sciopero e rendendo piuttosto chiare le motivazioni dei confederali.

Premesso ciò, dal momento del suo annuncio questa giornata del 12 dicembre ha visto alcune evoluzioni, costituite dall’affiancamento di momenti di partecipazione a livello di movimento e da ulteriori adesioni a livello sindacale. In particolare, in questo scenario si è evidenziata l’adesione negli ultimi giorni da parte di Si Cobas e Adl Cobas, i sindacati centrali delle lotte della logistica, e l’annuncio della relativa mobilitazione dei lavoratori dei magazzini del comparto logistico, anche a Roma.

A nostro parere, al di là delle possibili valutazioni sulla scelta sindacale di seguire la chiamata della giornata indetta da CGIL e UIL, lo sciopero di questi lavoratori assume un ruolo cruciale. Prima di tutto perché, come per tutti gli scioperi e le mobilitazioni della logistica che abbiamo supportato in passato, riteniamo che abbia una importanza specifica per la centralità del settore logistico e per la combattività dimostrata dai lavoratori nelle lotte che li hanno visti protagonisti. Secondo, perché a nostro parere si è venuta a creare una significativa dicotomia all’interno della stessa giornata di mobilitazione: da un lato lo sciopero di sindacati come CGIL e UIL, ormai votati alla concertazione col padronato e all’a-conflittualità; dall’altro una lotta reale – a carattere sia sindacale sia politico – per il miglioramento delle condizioni di lavoro, caratterizzata dalla compattezza dei lavoratori e dall’utilizzo di pratiche conflittuali che nel tempo hanno portato alla ridefinizione dei rapporti di forza tra lavoratori e padroni di aziende della logistica e cooperative.

Per entrambi questi motivi, in una giornata in cui la parola sciopero viene svuotata del suo significato e ricondotta a specchio delle dinamiche di potere, noi oggi abbiamo scelto di essere davanti ai magazzini di via di Salone. E questo, sia per coerenza con il supporto che continuiamo a voler dare alle lotte della logistica, sia perché pensiamo che in presenza di una mobilitazione di facchini e driver il miglior modo per mostrare la nostra “alterità” allo sciopero indetto dai confederali non possa che essere quello di stare a fianco dei lavoratori e di chi lotta, ma per davvero.

Le foto si riferiscono all’azione a cui abbiamo partecipato ieri insieme ai movimenti di lotta per la casa, nonchè al nostro volantino distribuito durante la manifestazione contro la svendita del patrimonio immobiliare pubblico sotto il minstero delle infrastrutture a Porta Pia in contemporanea. Una manifestazione a cui hanno partecipato, insieme alle altre decine di periferie romane, anche quei proletari di Tor Sapienza accusati di fascismo, razzismo e ogni altro genere di nefandezza. Proletari oggi in lotta contro Lupi e il governo Renzi, a difesa delle case popolari e insieme all’ASIA-USB nella lotta contro la privatizzazione dell’ATER. La stessa identica gente che da anni rivendica il diritto a vivere in un quartiere meno degradato, più inclusivo e vivibile. Da qualche giorno, proprio attorno alla vertenza abitativa, alcuni compagni stanno faticosamente riaggregando socialmente quello che per anni è stato lasciato all’abbandono dalla politica. Un percorso necessario, da incentivare e riprodurre. Soprattutto oggi che Repubblica prova a gettare nuovo fango addosso a Tor Sapienza e alla sua cittadinanza, descritta nuovamente come manovrata dalle losche mire di Carminati, Buzzi o l’uomo ragno. Giornalisti che non hanno mai varcato il confine del Pigneto discettano oggi di periferie in mano all’estrema destra. E qualcuno gli da pure ascolto.