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Ieri La Repubblica ha dato ampio risalto ad una lunga intervista del direttore Ezio Mauro all’ad della FIAT Sergio Marchionne. Qualora non lo aveste fatto vi invitiamo a leggervela (la trovate qui) convinti che non sia necessario aggiungere alcun commento. Ci permettiamo solo di sottolineare un passaggio che ci ha particolarmente colpito. Quando il gionalista fa notare che <Le pause, la rappresentanza, lo sciopero, la malattia: qui le condizioni cambiano>. L’uomo col maglioncino risponde sicuro <Un conto è parlarne da fuori, politicamente, un conto è parlarne in fabbrica. La rappresentanza, oggi un lavoratore su due a Mirafiori sceglie di non averla non iscrivendosi a nessun sindacato. Cambiano le pause, ma abbiamo fatto un gran lavoro per rendere meno pesante il lavoro in linea, e lo faremo ancora. Il no allo sciopero riguarda solo gli straordinari, è un obbligo contrattuale. Sulla malattia interveniamo solo sui picchi di assenteismo>. A questo punto però il giornalista, forse in un sussulto professionale, gli fa notare che <a Melfi, la metà dei lavoratori ha “ridotte capacità lavorative” per i lavori in linea: non crede che queste nuove condizioni che lei minimizza pesino?>. Ed è qui che viene fuori tutta l’arroganza di chi vede i lavoratori (e le lor vite, la loro salute) nient’altro che come un costo variabile:  <Non credo, ma voglio anche dirle che noi facciamo automobili e l’auto nel mondo si fa così. Chi viene in fabbrica lo sa>. Ancora più interesante però è l’intervista al ministro Sacconi riportata questa mattina dal Sole 24 ore, poche righe di un’estrema chiarezza in cui si cristallizza il senso ideologico dell’offensiva in corso. Sacconi, proveniendo dal PSI, conosce bene il lessico del “Lavoro” e più o meno coscientemente sceglie di adoperarlo per rendere il suo messaggio ancora più chiaro alla controparte, ossia a noi.  Purtroppo non è ancora disponibile in rete per cui ne riproduciamo alcuni passaggi. <Con gli accordi di Pomigliano e Mirafiori  si chiude la stagione ideologica del conflitto immanente tra Capitale e Lavoro che tanto ha pesato sulla vita delle grandi imprese, in particolare nell’industria metalmeccanica, considerata la punta più avanzata dello schieramento di classe.> <E’ finito quello che un tempo si chiamava controllo sociale della produzione.> <Molti lavoratori si erano organizzati il tempo del non lavoro. E da li vengono molti voti contrari, che non hanno un fondamento ideologico.> <Esce smentita l’ipotesi di un accordo da ferriera dell’Ottocento che è stato dipinto da un caravanserraglio di piccoli borghesi ideologizzati nelle nomenclature della sinistra politica e sindacale, nella cosiddetta cultura e nell’informazione.> <Non è tanto la deroga al contratto nazionale ma la legittima uscita da esso che sarà sempre più cornice essenziale.> < (grazie al patto sociale ndr) riforma delle pensioni, blocco dei salari nel pubblico impiego, commissariamento della sanità inefficiente nel centro-sud ed altro ancora si sono prodotti senza le tensioni che abbiamo visto altrove.> Più chiaro di così si muore. Leggendo le due interviste un’altra cosa salta agli occhi, sia Sacconi che Marchionne insistono sul fatto che grazie all’accordo adesso sarà finalmente possibile saturare gli impianti facendoli lavorare a pieno regime. Il Corriere della Sera nelle pagine economiche dell’edizione odierna dava anche alcuni dati di prospettiva. A Mirafiori il tasso di utilizzo dovrebbe passare dal 64% del 2009 al 88% nel 2014. A Cassino dal 24 al 93%. In Val di Sangro dal 33 al 69%, a Melfi dal 65 al 99% mentre a Pomigliano si passerebbe dal 14 al 90%. Ora un lettore poco attento sarebbe portato a pensare che questo basso utilizzo sia dovuto alla “piaga” dell’assenteismo, oppure sia colpa dei sindacati conflittuali ancora attestati su logiche da anni ’70 e sarebbe così indotto quasi a dar ragione all’uomo col maglioncino e ai sui fedeli domestici. Cavolo, questi vogliono produrre milioni di automobili, creare occupazione, alzare i salari, distribuire gli utili e voi vi opponete? Ma siete matti? Solo che poi dovrebbero spiegarci anche a chi le venderebbero tutte queste automobili. Ad oggi complessivamente il settore auto nel mondo ha una capacità produttiva di 100 milioni di automobili all’anno mentre la domanda è in grado di assorbirne solo 65 milioni. C’è una potenziale eccedenza di 35 milioni di veicoli che se prodotti resterebbero invenduti così come già accade, ed è per questo motivo che gli impianti sono fermi. Lo stesso motivo per cui migliaia di lavoratori FIAT sono in cassa integrazione. lo stesso motivo per cui tutte le promesse su occupazione e salari più alti non sono altro che panzane che vengono agitate solo in maniera propagandistica, fumo negli occhi. Prima del referendum di Mirafiori i rappresentanti di FIM, UILM, UGL e FISMIC se ne andavo in giro raccontando di possibili aumenti di 3200 euro all’anno in caso di vittoria dei SI. Ebbene, l’accordo della vergogna è passato e per tutta risposta i lavoratori dal 14 febbraio ricominceranno la cassa integrazione, altro che soldi in più. Ora, stando sempre a quanto anticipato da Marchionne, le mire si concentrano su Melfi e Cassino ed è proprio li che crediamo debba concentrarsi la solidarietà di classe, ragione per cui il prossimo 28 gennaio anche noi sfileremo in corteo per le vie intorno allo stabilimento di Piedimonte San Germano .