Israele, Palestina e i quotidiani italiani

Israele, Palestina e i quotidiani italiani

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Ricordiamo a tutti che Sabato 3 (domani) c’è il corteo per manifestare la nostra solidarietà al popolo palestinese, vittima dell’aggressione fascista dello stato israeliano. Lasciata sola dai governi e dai partiti di ogni colorazione politica, manifestare pubblicamente la nostra rabbia è l’unico strumento che ci è rimasto per far sentire i palestinesi un pò meno soli, per quello che possa significare. 

Torniamo sul dramma palestinese e sul modo in cui viene trattato dalla stampa italiana. Abbiamo già scritto della vergognosa copertura televisiva, vediamo se qualcosa cambia a livello di carta stampata. In Italia i quotidiani più venduti sono la Gazzetta dello Sport (al primo posto!!), il Corriere della Sera e Repubblica, che si scambiano periodicamente la seconda e la terza posizione. Lasciando da parte il quotidiano sportivo e l’infame Repubblica, concentriamoci sul Corriere della Sera. Ormai pure sui libri di storia c’è scritto che, in un recente passato, era controllato dalla massoneria. Adesso…non si sa!! Quello che è certo è che in una grave crisi economica – come denunciato dal Cdr in una lettera del 31 dicembre. Il Corsera rappresenta, comunque, una voce importante per la borghesia italiana, tanto del centro-destra, quanto del centro-sinistra.

Incominciamo con l’edizione di lunedì 29 dicembre – poche ore dopo l’inizio dell’aggressione israeliana: la notizia ha grande spazio, con l’editoriale e servizi da p.2 a p.6. La posizione del Corsera è chiarissima: l’editoriale è affidato a Piero Ostellino (un liberista duro e puro, uno che sta ancora brindando per la caduta del Muro di Berlino e che non si accorge che il muro del libero mercato è in frantumi da un pezzo), che dice che la colpa del conflitto è… dell’Iran (!!). A p.2 viene dato largo spazio – come sempre – alla popolazione israeliana e al rischio di essere colpiti dai razzi palestinesi. Gli israeliani chiedono maggiore protezione al loro governo e dicono di difendersi dai razzi mettendosi sotto il tavolo della cucina (razzi piuttosto rudimentali, viene allora da pensare). A p.5 c’è l’immancabile intervista a un membro del (fallimentare) governo palestinese, che afferma che Hamas ha sbagliato (ci avremmo giurato!!) e un altro articolo in cui Guido Olimpio “svela le trame iraniane a Gaza” (insistono, quindi!). A p.6 un altro pezzo molto atteso: l’intervista alla comunità ebraica italiana, tutta pro-intervento. Spicca, in prima posizione, l’ineffabile Fiamma Nirenstein, che Vauro ribattezzò Fiamma Frankenstein e disegnò come un mostro che aveva sulla giacca sia la stella di David sia il simbolo delle SS naziste (Fiamma lo denunciò e perse la causa). L’unico articolo scritto senza l’elmetto con la stella di David è il classico appello buonista del classico intellettuale israeliano pacifista, in questo caso Amos Oz, che comunque specifica che “Hamas deve essere isolata”. Non dice “distrutta”, quanto meno.

Il giorno dopo, martedì 30 dicembre, si nota una doppia tendenza: da un lato, la notizia perde importanza (anche se Israele continua la sua mattanza), dall’altra la posizione è sempre filo-israeliana. Di conseguenza, l’editoriale parla di altro e i servizi sono “retrocessi” alle pp.10-13. Nelle prime due pagine dedicata alla guerra c’è un fiero elenco degli obiettivi israeliani, con tanto di intervista al ministro Livni, che non nasconde di voler arrivare a una sorta di “soluzione finale”. Spunta anche un (breve e semi-nascosto) articolo in cui si parla della stampa straniera e dei suoi dubbi sulla riuscita dell’attacco, ricordando come anche nel passato la strategia militare di Israele si sia rivelata fallimentare. Ma è una voce nel deserto, per il resto si parla di come Hezbollah crei problemi all’Egitto e – in una intervista al solito teo-con Michael Walzer (ma come mai continua ad avere credibilità?) del perché i governi arabi siano ostaggio della loro popolazione, che è favorevole ad Hamas… Infine, a p.13, viene descritto il funerale delle due bambine palestinesi uccise per errore da un razzo di Hamas. Ovviamente, si tace sulle donne e i bambini uccisi dai sionisti.

Arriviamo adesso a mercoledì 31 dicembre; la notizia è sempre alle pp.10-13. Anche il governo italiano dice la sua, con il ministro degli esteri Frattini che, dopo il costume da bagno che sfoggiava durante la crisi Russia-Georgia, sfodera un bel giaccone da sci e attribuisce la colpa ad Hamas. Gli altri articoli continuano a dare spazio alle minacce del promier Olmert e a fomentare l’odio contro Hamas. Da notare una simpatica tabella, in cui, con belluina semplicità, veniva ricordato il numero di morti israeliani (quattro) e di palestinesi civili (sessantaquattro, secondo stime Onu). In piccolo la stessa tabella ricorda che, in realtà, i morti palestinesi sono 380 circa, ma oltre trecento sono considerati miliziani di Hamas. Che, in quanto tali, evidentemente non hanno diritto a essere conteggiati neanche come morti.

Arriviamo, infine, a venerdì 2 gennaio 2009 – dopo la pausa per Capodanno: un paio di pagine (8 e 9), con i soliti contenuti. Microfono aperto al ministro Livni, che afferma fieramente che non ci sarà nessuna tregua; articolo in cui si parla dei benefit concessi agli israeliani che abitano nel raggio di gittata dei razzi di Hamas; consueta intervista all’intellettuale di turno che critica gli estremisti presenti in Palestina. In ultimo, articolo che descrive “gli irriducibili che hanno strappato la Striscia ad Abu Mazen”, come se fosse scritto nelle tavole di Mosé che i palestinesi dovessero essere governati per sempre da un esecutivo prono nei confronti di Israele.

Questa è la squallida copertura giornalistica del conflitto tra Israele e Palestina secondo uno dei maggiori quotidiani italiani. A ben vedere, manca completamente – ma non solo sul giornale, manca anche nella realtà – un forte movimento internazionale di protesta contro l’ennesima aggressione israeliana. Sabato 3 gennaio è prevista una manifestazione di solidarietà con la Palestina, organizzata da sigle che da sempre sono vicine ai palestinesi e sostenuta anche dal collettivo Militant. E’ importante la partecipazione.

Non dimentichiamoci che anche l’Italia è stata teatro di aggressioni e violenze anti-palestinesi, a cominciare dal 1972, quando Wael Zwaiter fu ucciso a Roma dai Servizi israeliani. Sono passati trentacinque anni, siamo nel 2009, il sionismo gode ancora di ottima salute…

 

ps: nell’ultimo editoriale dell’anno appena passato, sulle pagine del manifesto, il guappo Valentino Parlato – facendo il bilancio del 2008 (neanche fosse il presidente Napolitano) – sprecava tre parole (tre di numero) sulla “sanguinosa aggressione di Israele”. Ovviamente ometteva come, pochi mesi prima, si fosse pronunciato contro il boicottaggio del Salone del Libro di Torino – dedicato a Israele – perché lo riteneva un gesto eccessivo…