Il Maker Faire non inventa proprio niente: come al solito prefetto, polizia e rettore schierati contro gli studenti.

Il Maker Faire non inventa proprio niente: come al solito prefetto, polizia e rettore schierati contro gli studenti.

 

Ieri, dopo settimane di mobilitazioni dentro la Sapienza contro la volontà di trasformare per tre giorni l’università più grande d’Europa in una vetrina per Enel, Eni, BNL ecc., noi come collettivo e molti altri studenti ci siamo diretti in corteo per reclamare la libera entrata all’università. Al nostro arrivo ci siamo trovati il solito spettacolo a cui siamo abituati qui a Roma da più di qualche mese: polizia a destra, a sinistra, davanti e dietro, con tanto camionette ed idranti. Nonostante questo il corteo si è diretto verso l’entrata dell’ateneo ed è iniziata una trattativa con gli organizzatori della Maker Faire per riuscire ad entrare ma senza ottenere risultati. A questo punto abbiamo chiesto di parlare con dei rappresentanti della Sapienza che non si sono fatti vedere, delegando di fatto la “risposta istituzionale” alla polizia che, apparentemente da un momento all’altro, è partita con una dura carica con tanto di idranti e membri della digos sguinzagliati con la bava alla bocca che puntavano singoli studenti. Il bilancio è di una testa spaccata, molti ammaccati e 5 arresti, due dei quali denunciati a piede libero mentre 3 compagni sono ancora in carcere in attesa della convalida o meno.

Non possono che risuonare in testa le parole del prefetto di Roma Gabrielli:Per gli studenti c’è sempre un occhio di riguardo, non ci piace di certo che le manifestazioni finiscano a mazzate, ma se vogliono arrecare ulteriore danno alla città, valuteremo anche quest’aspetto”. Piuttosto che far entrare gli studenti che pagano regolarmente le tasse e che si sono visti imporre il prezzo di un biglietto e sospendere l’attività didattica per esigenze di marketing, si è preferito disporre un ingente schieramento di polizia: evidentemente questa, con il beneplacito del rettore Gaudio e delle autorità accademiche, è l’unica risposta concepita per difendere gli interessi privati di chi aveva affittato la sapienza a suo uso e consumo; evidentemente questa è l’unica risposta ai disagi e alle contestazioni in una città che cade a pezzi ma che deve far luccicare la sua vetrina in vista del giubileo.

Non ci piace leccarci le ferite ma resta da sottolineare il fatto che in una città commissariata anche presentarsi con intenti puramente comunicativi e un’apertura al dialogo, per interagire con chi faceva la fila in modo da informare sui motivi della contestazione, diventa uno scenario di guerra impari. Non viene concessa nessuna mediazione, nessuno spazio di agibilità politica, ieri come ogni giorno ormai: adesso la contestazione a questo evento assume forme diverse e va oltre la giornata di ieri. Innanzitutto rivogliamo indietro i nostri compagni trattenuti a Regina Coeli e già oggi alle 15 è stato chiamato un presidio al Faro del Gianicolo per farci sentire dai nostri compagni chiusi in cella. Mentre  lunedì ci ritroveremo alle 12 al pratone della Sapienza per accusare faccia a faccia chi ha permesso che la giornata di ieri finisse così e per rilanciare la mobilitazione contro la privatizzazione dell’Università.

Tutt* liber*

No alla privatizzazione dell’Università

No al commissariamento della città