I PADRONI NON PAGANO LA CRISI E RIFONDAZIONE NON PAGA I LAVORATORI

I PADRONI NON PAGANO LA CRISI E RIFONDAZIONE NON PAGA I LAVORATORI

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Solitamente, in campagna elettorale, i partiti e partitini di sinistra si scatenano nel mostrarsi rivoluzionari e nel prendere le distanze dal Pd, convinti di poterne catturare una fetta di elettorato. Presentano programmi altisonanti (nonostante candidino sempre lo stesso desolante ceto politico) e fanno comizi in cui dicono cose fichissime. Poi, se per caso riescono a entrare al governo, si rivelano essere lo zerbino di Confindustria che sono sempre stati. Ma questo è un altro discorso.
Fa un’eccezione a questa regola Rifondazione Comunista. Questo partito, proprio poco prima dell’inizio della campagna elettorale per le Europee 2009, ha deciso di non pagare una cooperativa di attacchinaggio che da anni lavorava per la Federazione romana del partito. Nel momento in cui i compagni della cooperativa (uno dei quali fa parte di questo Collettivo) hanno deciso di procedere con una ingiunzione di pagamento, la Federazione romana di Rifondazione li ha negati del lavoro della presente campagna elettorale, oltre a ricoprirli di una serie di minacce che non ti aspetteresti neanche dal padroncino della fabrichetta del Nord-est contro i suoi lavoratori immigrati. Per far conoscere questa assurda situazione (l’essere lavoratori vittime di un partito che si dice voglia difendere i lavoratori) i compagni hanno risposto nell’unico modo a disposizione: costruire una campagna mediatica e dotarsi di un sito (www.rifondazionenonpaga.net) al quale rimandiamo per approfondire la questione.
Ne approfittiamo, però, per un’altra breve considerazione: una cooperativa di pochi compagni che fallisce per l’insolvenza di un partito politico è, purtroppo, una non-notizia. Se “Zona Rossa” (così si chiama la cooperativa) non avesse deciso di costruire una campagna mediatica sul torto subito chi lo avrebbe mai saputo? Quale visibilità ha una vertenza fatta da una decina di compagni? Eppure, a modo suo, è una questione esemplare: forme di lavoro formalmente autonome che sono, però, di fatto dipendenti, senza averne le tutele. Così veniamo a sapere che la cooperativa di attacchinaggio non è stata licenziata, formalmente, “ma Rifondazione comunista ha deciso di non servirsi della cooperativa” (esattamente come il precario del call-center non viene licenziato, ma non gli viene rinnovato il contratto trimestrale). Oppure non è vero che Rifondazione deve pagare il lavoro di attacchinaggio, perché “durante la precedente campagna elettorale il committente si chiamava Sinistra l’Arcobaleno e ora non esiste più” (esattamente come la dichiarazione di fallimento di una piccola impresa manda all’aria i suoi lavoratori, non certo l’imprenditore, che si ricicla aprendone un’altra). Alla fine, insomma, c’è da ringraziare Rifondazione per la lezione fornita: come utilizzare a proprio vantaggio tutta la legislazione sul precariato e lo sfruttamento dei lavoratori. Complimenti vivissimi.
Ricordiamoci, però, che chi si comporta da padrone verrà trattato come vengono trattati i padroni!