I padroni della fabbrica siamo noi!

I padroni della fabbrica siamo noi!

I padroni della fabbrica siamo noi“. L’altro giorno a Taranto era questo lo slogan che gridavano gli operai mentre sfilavano in corteo contro la serrata padronale. Un concetto tanto semplice quanto vero che però, anche a sinistra, in troppi sembrano aver dimenticato. Sappiamo benissimo che nel quadro degli attuali rapporti di produzione e di proprietà la contraddizione tra capitale e ambiente, e dunque anche tra lavoro e salute, resta insanabile. Ma sappiamo anche che noi viviamo o moriamo adesso. Quindi, mentre aspettiamo che siano maturi i tempi per la rivoluzione, alcuni obiettivi “minimi” sembrano emergere abbastanza chiaramente: espropriazione e nazionalizzazione della fabbrica, bonifica integrale del sito e dell’area inquinata, mantenimento del livelli occupazionali delle acciaierie e dell’indotto, salario pieno per tutti gli operai. Il tutto ovviamente a spese di chi per anni sull’ILVA ci ha costruito profitti per miliardi di euro.