Hanno la faccia come il culo
Anche gli apologeti del libero mercato sono ormai costretti ad ammettere che “la crisi” sta per abbattersi sulle vite di milioni di proletari. Oggi l’inserto economico del Corsera, non certo un foglio di lotta o di propaganda marxista, quantificava in 4 milioni i lavoratori atipici su cui, più di tutti, rischia di abbattersi la scure del mancato rinnovo. Ogni mese sono circa 350 mila i lavoratori che rischiano il posto e che, grazie alle riforme del mercato del lavoro (volute tanto dal centrosinistra quanto dal centrodestra) non godranno nemmeno degli ammortizzatori sociali. La CGIL stima una perdita secca di 500 mila posti entro natale. Numeri clamorosi ma che, però, non fanno rumore perché spesso associati a lavoratori o lavoratrici atomizzati e dispersi sul territorio, senza la possibilità di sindacalizzarsi o di socializzare le proprie lotte. E’ questo, a nostro avviso, il compito enorme che si trovano di fronte i militanti rivoluzionari in questa fase. Trovare le forme con cui tornare a connettere ciò che il capitale scompone, trovare il modo con cui tornare ad essere classe, con una propria autonomia politica e culturale. Di fronte a questo dramma c’è, però, chi senza alcun pudore continua a mostrare una faccia con i connotati tipici del culo. Parliamo del parlamentare del PD Pietro Ichino che oggi, sempre sul Corsera e senza alcuna vergogna, propone come ricetta contro i licenziamenti la sostanziale abolizione del articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Avete capito bene, per contenere i licenziamenti questo “genio del crimine” propone di eliminare le norme che tutelano i lavoratori dai licenziamenti. Che cosa dire a questo apostolo della precarietà? Beh, d’altro canto, insomma… ma vaffanculo!