Euskadi ta askatasuna

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Ancora una volta, dalla Spagna guidata dal socialista Zapatero, presa a modello da ampi settori della sinistra internazionale e italiana, arrivano preoccupanti notizie di repressione dei movimenti e delle istanze di trasformazione sociale.
Domenica primo marzo è giornata di elezioni amministrative regionali nella CAV (Comunità Autonoma Basca, che comprende 3 delle 7 province basche), ma una sentenza del Tribunal Supremo spagnolo impedirà il libero esercizio del diritto di voto a circa duecentomila persone in un territorio che arriva a tre milioni di abitanti (i Paesi baschi), annullando due liste elettorali, per contiguità con il movimento indipendentista fuorilegge Batasuna, e quindi – secondo le teorie dei giudici – anche con Eta, l’organizzazione armata basca.
Askatasuna (Libertà) e D3M (Demokrazia Hiru Milioi – democrazia tre milioni) sono le due formazioni che si erano presentate per il voto amministrativo del primo di marzo. Liste evidentemente indipendentiste. A entrambe viene contestato, prima dal giudice Garzon e poi dall’avvocatura di Stato spagnola, di essere il prolungamento di Batasuna. E la stessa Batasuna è stata dichiarata organo di Eta grazie a un castello accusatorio e probatorio che non ha mai visto una sentenza di primo grado, ma che ha informato tutto il Sumario 18/98+: una serie infinita di processi contro realtà nazionaliste e indipendentiste, firmato sempre da Baltasar Garzon, che ha portato ad arresti, carcere e restrizione della libertà per centinaia di persone e attivisti di diversi movimenti politici e sociali (oltre alla chiusura di giornali, radio, settimanali, associazioni) con diverse denunce di casi di tortura subite dagli arrestati nel periodo di carcerazione preventiva in regime di incomunicazione, pratica più volte denunciata da importanti organismi internazionali, come Amnesty International.
La chiusura di Batasuna e di altri partiti che sono seguiti è legata a una legge scritta appositamente da socialisti e popolari, la Ley de partidos del 2002, ritenuta da una parte dei giuristi baschi, ma anche da molti giuristi e osservatori internazionali, un ‘sinsentido juridico’, un’aberrazione del diritto. Nella legge c’è il principio di ‘contaminazione’. Se i candidati di nuove liste sono stati a contatto o hanno partecipato alla vita politica delle formazioni ritenute ‘terroriste’ allora non si possono candidare alle libere e democratiche elezioni.
In un territorio che ha oltre settecento prigionieri politici, è facile prevedere quante famiglie siano coinvolte, quante persone e quanti individui si siano iscritti ad associazioni per la cura dei prigionieri o per l’amnistia, o abbiano firmato dichiarazioni di intenti per il rispetto dei loro diritti nelle carceri. Ebbene: nel documento che lo Stato spagnolo ha prodotto di fronte agli alti giudici per ottenere la sospensione delle due liste rientrano anche queste dinamiche; i report polizieschi che vengono presentati – qui i Guardia Civil diventano ‘periti’ dell’accusa – definiscono contaminato il candidato che ha visitato un prigioniero politico in carcere, o chi ha firmato una petizione per il rispetto dei diritti politici. Un esempio tra i tanti, citato dal quotidiano indipendentista Gara: il capolista di Askatasuna per la provincia di Alava è ‘contaminato’ perché ha visitato un prigioniero ventidue anni fa nel carcere di Herrera; un altro candidato perché nel 1988 ha partecipato a una manifestazione di protesta di fronte al penitenziario di Langraiz.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, Martin Schenin, nel suo ultimo report sulla situazione spagnola ha attaccato la ‘vaghezza’ della Ley de partidos, che porta a mettere fuori legge partiti e associazioni. “Le misure antiterroriste – scrive – non devono essere usate per limitare i diritti delle ONG, mezzi di comunicazione o partiti politici. Ogni misura che colpisce l’esercizio dei diritti fondamentali, in una società democratica, deve essere applicata in conformità a precisi criteri, definiti per legge, e rispettosi del principio di proporzionalità e necessità”. Il testo non ha avuto molta fortuna sui media spagnoli.
La sinistra indipendentista basca ha comunque deciso di sfidare l’illegalizzazione, invitando, nel corso di una imponente manifestazione celebrata a Bilbao il 14 febbraio, i suoi militanti e simpatizzanti a recarsi ai seggi e a votare comunque per Askatasuna e D3M (il particolare sistema di voto adottato, a liste bloccate, prevede l’uso di tante schede per quante sono le liste. L’elettore inserisce nell’urna la scheda relativa alla lista di sua preferenza. Le schede possono essere anche portate dall’esterno). In questo modo i voti per le liste indipendentiste saranno dichiarati nulli, ma consentiranno comunque di dare una certa visibilità all’elettorato della sinistra indipendentista basca, e alla resistenza popolare contro l’isolamento sociale e politico del movimento.

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