Elezioni del primo novembre in Turchia: verso il golpe di Erdogan

Elezioni del primo novembre in Turchia: verso il golpe di Erdogan

 

L’1 Novembre si sono tenute le lezioni anticipate a pochi mesi dalle ultime regolari elezioni del 7 giugno 2015: una chiamata alle armi per l’elettorato dell’Akp contornata da una politica di terrore e repressione vero l’opposizione di classe turca tutta (dagli anarchici ai comunisti) e le sinistre, tra le quali anche l’Hdp. Se confrontiamo i dati relativi all’affluenza alle urne tra le precedenti elezioni e queste notiamo come vi sia stato un netto calo percentuale in quasi tutte le regioni del Kurdistan (Van dal’84% al 75%, Mardin dal 87% al 77%, Hakkari dal 93 all’86%, Mus dall’88 all’83%, Tunceli dall’84 all’71% ecc.), mentre vi è stata una partecipazione superiore alla media in quelle regioni, dall’Anatolia al Mar Egeo, dominate dall’Akp. Fonti indipendenti parlano di schede elettorali con voti concessi all’Hdp trovate nei cestini della città di Diyarbakir e di violenze e intimidazioni in prossimità dei seggi. Terrore che si aggiunge alle decine di morti e feriti negli scontri degli ultimi mesi, al pugno di ferro della legge marziale nelle province e nei quartieri a maggioranza curda, le esecuzioni a sangue freddo (non ultima quella di Dilek Doğan, militante comunista di 24 anni) durante una persecuzione politica spacciata dal governo per raid anti-Isis che ha colpito più di 2000 tra oppositori politici anticapitalisti e di sinistra con carcere, denunce e intimidazioni: non ultime, tre stragi in meno di sei  mesi, di cui l’ultima ad Ankara con più di 100 morti e centinaia di feriti provocati da un’esplosione durante una manifestazione indetta dalle sinistre tra cui l’Hdp. Al di là dell’accusa ufficiale all’Isis per questi attentati, la stessa Isis da cui la Turchia continua a comprare il petrolio e che lo stato turco continua a sostenere, voci narrano il silenzio se non la connivenza di quella parte di apparato di intelligence vicina all’entourage di Erdogan. Di certo questi episodi ben si sposerebbero con la strategia della tensione attuata da Erdogan in vista delle elezioni: in campagna elettorale si è presentato quale il difensore della stabilità e della sicurezza, l’unico in grado di rilanciare un’economia in stallo (indebolimento lira, drastica contrazione del tasso di crescita del Pil) fino ad assurgere al ruolo di nuova potenza regionale nell’area. Usando la retorica della lotta al terrorismo e dell’emergenza migranti dalla Siria. In queste ultime elezioni dunque i kemalisti del Chp hanno visto confermare i risultati delle precedenti, in calo il consenso ai lupi grigi dell’Mhp mentre l’Hdp supera di poco l’elevata soglia di sbarramento del 10%: l’Akp guadagna quasi 10 punti percentuali rasentando il 50%, ottenendo nuovamente la maggioranza assoluta persa a giugno (non dimentichiamo il premio di maggioranza, che distribuisce i voti, e dunque i seggi, dei partiti che non hanno superato lo sbarramento al partito principale). Con 315 seggi su 550 Erdogan può finalmente aspirare alle modifiche costituzionali volte ad aumentare vertiginosamente il potere presidenziale, trasformando di fatto la Turchia da repubblica semi-presidenziale a “iper-presidenziale”. Esiste infatti la possibilità, anche senza la presenza di 367 deputati che votino la legge di modifica della Costituzione, di indire un referendum popolare che spiani la strada verso l’accentramento dei poteri nella figura presidenziale: ciò sarebbe possibile con 330 deputati, facilmente raggiungibile attraverso coalizioni con partiti come l’Mhp. In pericolo risulta, dunque, non solo l’agibilità a livello istituzionale ma a livello politico-sociale: Erdogan non sembra disposto a fermarsi di fronte a niente, neanche di fronte alla debole opposizione del Premier Dvautoglu manifestatasi in fase pre-elettorale, interna allo stesso partito dell’Akp. Si prospettano dunque momenti difficili per tutta l’opposizione di classe in Turchia, per tutti i militanti politici anticapitalisti curdi e turchi, per tutta quella sinistra avversaria dei piani dittatoriali di Erdogan e delle politiche ultra-liberiste dell’Akp e per chiunque da avvocato, magistrato o giornalista si permetta di contrastare l’autorità governativa. Prepariamoci al peggio.

http://election.todayszaman.com/

http://www.noisaremotutto.org/2015/07/22/il-fuoco-di-suruc-e-la-rivoluzione-che-verra/

http://contropiano.org/internazionale/item/33783-turchia-voto-truccato-trionfa-il-sultano

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-11-01/turchia-perche-erdogan-ha-stravinto-voto-paura-185807.shtml?uuid=ACRE6YRB

http://www.uikionlus.com/repressione-della-polizia-e-dei-soldati-continuano/