Dopo Pomigliano e Mirafiori… Cassino

Dopo Pomigliano e Mirafiori… Cassino

Proprio nella giornata in cui i sindacati gialli, ancellari dei padroni, firmano l’accordo per Pomigliano e la Fiom, per far capire a che livello di violenza sia arrivato l’attacco ai lavoratori, dichiara che l’accordo in questione è un “pugno in faccia anche a Federmeccanica e Confindustria” (come siamo messi…) giunge una flebile voce anche dalla profonda Ciociaria. Per il momento è solamente un sussurro, ma è sufficiente per far raggelare: a febbraio il buon Marchionne, il pezzo di merda in maglioncino, andrà nello stabilimento di Piedimonte San Germano (cioè Cassino) per presentare il nuovo piano industriale anche per quella fabbrica. Cosa dirà? Rumours indicano che proporrà di varare una newco pure lì, con annesso ovviamente un nuovo contratto di lavoro. Ma come, non doveva essere solamente un’eccezione per un singolo stabilimento in crisi? Che cazzo di eccezione è quando si presenta in due stabilimenti e viene proposta anche in un terzo? Anche per Cassino il meccanismo è lo stesso: si tiene per anni lo stabilimento sotto il suo standard produttivo (oggi lì si producono 120-130mila vetture, ma gli impianti potrebbero produrne tranquillamente il triplo), si piange un po’ in giro per la crisi del settore, si minacciano ulteriori ridimensionamenti (se non la chiusura), si prende per il collo l’operaio, poi arriva l’alieno con il maglioncino e tira fuori il coniglio dal cilindro. Nella fattispecie il coniglio sarà rappresentato da quattro nuovi modelli (due Suv e due berline) e una produzione di 370mila vetture. Queste cifre erano state anticipare già lo scorso aprile, ma non è detto che siano confermate. È molto probabile, invece, che lo sforzo chiesto agli operai per questa “operazione di rilancio” consista nel nuovo contratto di lavoro: a Mirafiori, ricordiamo, l’inculata prevede fino a dieci ore giornaliere, meno pause e 120 ore di straordinario obbligatorie, oltre a un taglio sui periodi di malattia. E magari anche l’obbligo di dire “grazie, padrone”. A Cassino, dove la conflittualità è sempre stata inferiore rispetto agli altri impianti (approfittando del fatto che l’intera zona si basa unicamente sullo stabilimento Fiat e sul suo indotto) è possibile che le condizioni lavorative saranno anche peggiori. E i sindacati? La Fiom del posto è ovviamente sul piede di guerra, subodorando la terza inculata: tre stabilimenti nei quali il maggiore sindacato è escluso dal diritto di eleggere rappresentanti sindacali perché non firmatario dell’accordo (almeno adesso capiranno cosa provano i sindacati di base…). La Uilm è “cauta” – come scrivono i giornali in questi casi – ma i suoi rappresentanti sono stati avvistati mentre provvedevano a comprare vaselina…