devono morire…

devono morire…

in nome del profitto

17.000. Ogni giorno, ogni stramaledettissimo giorno, sono 17.000 i bambini che muoiono per la fame e per le malattie ad essa collegate. I media di regime non ne parlano quasi mai, salvo in occasione dei vertici FAO, e quando lo fanno utilizzano ogni possibile stratagemma semantico pur di riuscire a mistificare la realtà. Tra tutte le definizioni e le locuzioni inventate per evitare di raccontare che il novello Erode si chiama profitto, ce ne sono due, però, particolarmente urticanti ed ipocrite: “paesi poveri” e “paesi in via di sviluppo”. Con la prima espressione sembra quasi che dietro questo genocidio quotidiano si nasconda la fatalità del caso, come a dire, autoassolvendosi: ti ha detto male caro bimbo, ma se sei nato in Africa invece che in Europa, che colpa ne abbiamo noi. Sarebbe più corretto, però, che lorsignori parlassero di paesi “impoveriti”, magari spiegando pure a chi li legge e a chi li ascolta quali danni incalcolabili abbiano provocato, ad esempio proprio in Africa, secoli di schiavismo, colonialismo e imperialismo perpetrati in nome del Capitale.  La formuletta “in via di sviluppo”, poi, se vogliamo è ancora più ipocrita di quella precedente perchè lascia intendere che sia in corso un processo di livellamento globale e che se questo non è ancora avvenuto è perchè questi paesi non si impegnano abbastanza, perchè hanno leadership corrotte, perchè non sono “civili”, ecc. ecc. Così, non solo ci si autoassolve, ma si arriva addirittura ad addossare alle vittime la responsabilità della loro condizione miserabile. Salvo poi omettere di spiegare come nessuno di questi paesi si svilupperà mai perche le leggi che governano il sistema di produzione capitalistico distinguono una metropoli ed una periferia globale, e che quest’ultima essendo funzionale alla realizzazione dei profitti è ineliminabile all’interno del sistema dato. Scriviamo tutto ciò perchè il vertice della FAO indetto ieri a Roma ha evidenziato l’ennesimo fallimento dei buoni propositi dei paesi dominanti negando lo stanziamento dei 44 miliardi di dollari previsti inizialmente e rinviando a data da destinarsi l’impegno di sconfiggere la fame nel mondo, obiettivo che nello scorso vertice era stato fissato per il 2025. Basti pensare che nel salvataggio delle banche e delle grandi corporations le banche centrali e gli stati hanno investito, nel solo 2008, 10.000 miliardi di dollari. Del resto vuoi mettere la sicurezza di qualche capitano d’industria con la vita di qualche milione di pezzenti?