Dalla padella alla brace

Dalla padella alla brace

Queste giornate convulse stanno dimostrando, qualora ce ne fosse ancora il bisogno, quanti e quali guasti abbiano prodotto il berlusconismo e l’antiberlusconismo in questo Paese. Ieri alla notizia delle annunciate dimissioni del premier alcune centinaia di indignati, girotondini, “sinceri democratici” e appartenenti al popolo viola hanno inscenato caroselli di giubilo di fronte a Palazzo Grazioli come non se ne vedevano dall’apertura del nuovo stabilimento a Capalbio. Ci dispiace, ma non ce la sentiamo proprio di accodarci a questo clima di festa, perchè per i lavoratori italiani si preannunciano giorni ancora più bui. Il governo Berlusconi è caduto, è vero, ma è caduto “da destra”, anzi dall’alto. Sfiduciato dalla tecnocrazia europea e dalla speculazione internazionale che vede nel suo probabilissimo successore, Mario Monti, l’uomo più adatto a portare avanti il processo di “modernizzazione” del sistema Italia (leggi privatizzazioni, smantellamento definitivo del welfare, compressione del salario sociale) che i cosiddetti “mercati” richiedono. Sarkozy si è subito detto pronto a venire in Italia insieme alla Merkel a battezzare il governo che sta nascendo e che, lo ribadiamo, è il governo della BCE e del FMI. Facciamo fatica, quindi, a capire come si possa manifestare contro l’austerity e qualche giorno dopo inneggiare a Monti e a Napolitano. Già, Napolitano. Qualche anno fa si fecero giustamente mille campagne contro il modo con cui l’allora presidente della Repubbliga Kossiga interpretava il suo ruolo di capo dello Stato, ma ci sembra che i danni fatti dal picconatore siano davvero poca cosa rispetto a quello che sta facendo l’attuale inquilino del Quirinale, artefice dell’intervento bellico in Libia e deus ex machina di questo golpe suave. Prevedere come tutto questo inciderà sulla geografia politica italiana in questo momento è abbastanza difficile, quel che ci pare chiaro, però, è che la crisi, nella sua materialità, ha fatto definitivamente implodere quel blocco sociale che si riconosceva nell’asse Bossi-Berlusconi riportando, tra le altre cose, la Lega nel campo dell’opposizione. Un dato, questo, su cui bisognerà riflettere soprattutto alla luce della complessiva debolezza del movimento di classe e del fatto che l’a-sinistra istituzionale, ricattata dal PD, nei prossimi mesi sarà di fatto impegnata a portare l’acqua con le orecchie al governo Monti. C’è infatti il rischio, neppure troppo remoto, che la rabbia montante proprio perchè sociale e non ancora politica, trovi sfogo in senso reazionario. Le dichiarazioni di Bossi contro l’innalzamento dell’età pensionabile e contro la privatizzazione delle municipalizzate per quanto strumentali dovrebbero far suonare più di un campanello d’allarme.