DA SOCHI AL BRASILE: I media e il racconto degli eventi sportivi

Il 23 febbraio si sono chiuse le Olimpiadi invernali di Sochi. Hanno abbassato il sipario nel segno della continuità, non tanto per il numero delle discipline in continuo aumento per rispondere alle esigenze commerciali, quanto per le modalità con cui i Giochi sono stati affrontati, letti e raccontati.Le Olimpiadi sono state utilizzate e, più precisamente, strumentalizzate, per fini politici attraverso l’apparato mediatico.A conferma di quanto siano ipocriti quelli che dicono “lo sport non è politica…”, “qui la politica non c’entra…” e nel momento in cui lo dicono, fanno politica, anche in quest’ultimo evento sportivo non sono mancate narrazioni colme di tossine.Tutto questo non è nuovo. Quando ci fu il colpo di Stato in Cile, i cosiddetti cultori dello “sport non è politica” spinsero e ottennero che la nazionale italiana di tennis andasse a giocare la finale di coppa Davis in quel paese.

A Sochi si è manifestata in tutta la sua interezza la pratica della strumentalizzazione dei diritti delle diversità sessuali da parte delle potenze occidentali per potersi presentare come democratiche e portare avanti, invece, politiche neocoloniali e imperialiste nei confronti di chi è asimmetrico ai loro interessi. Perché, guarda caso, le stesse potenze occidentali si disinteressano totalmente della tutela delle diversità sessuali nei paesi filo occidentali, uno per tutti l’Arabia Saudita. Nessun dubbio che i mondiali di calcio del 2022 in Qatar non vedranno alcun focus sul ruolo e i diritti delle donne in quel paese, così come i diritti degli omosessuali, la repressione degli “infedeli”, ecc…così come il Sudafrica dei mondiali del 2010 veniva descritto come paese felice e in piena espansione economica e politica. Nessun tentativo di golpe etero diretto venne promosso dopo il massacro di minatori avvenuto col beneplacito del sindacato organico all’African National Congress.

A Sochi c’è stato il trionfo di questo tipo di strumentalizzazione, con la complicità, non disinteressata, di associazioni e ONG che si sono fatte veicolo della società neoliberista, veri e propri cavalli di Troia degli interessi occidentali a cui naturalmente i media danno grande risalto, concorrendo come sempre a propagandare il verbo neo-liberale.

L’uso politico dello sport è – ovviamente – sempre avvenuto. Particolarmente esemplare è quello che successe nelle Olimpiadi di Mosca, strenuamente sabotate dagli Stati Uniti e dai loro alleati per via, dicevano, dell’ “invasione” sovietica dell’Afghanistan. Per inciso, ricordiamo che i sovietici intervennero in quel paese in base ad un trattato internazionale di aiuto stilato con il legittimo governo afghano.Ma quando furono gli Stati Uniti a invadere l’Afghanistan con la scusa dei diritti umani violati e la necessità di combattere il fondamentalismo religioso, allora, potenza dei media, tutti si dimenticarono che erano stati gli USA a foraggiare e armare i Talebani.

Gli occidentali si sono commossi, guarda caso, per i poveri cani randagi uccisi per la preparazione degli ultimi campionati europei di calcio in Polonia e Ucraina, ma questa commozione ci sembra tanto pelosa e dovuta al fatto che si trattava proprio dell’Ucraina, paese legato (allora) alla Russia. Ci sarebbe la stessa attenzione anche adesso che l’Ucraina sta rompendo i suoi legami con Mosca o semplicemente non si avrebbe neppure notizia del fatto?

Un film già visto, neanche fra i più originali, e i media hanno sempre il ruolo determinante.Gli atleti ucraini sarebbero scappati….no…non è vero..la notizia viene smentita, ma paradossalmente la smentita rafforza la notizia.Potenza mediatica!

C’è un’immagine simbolica che vale più di mille discorsi: quella dell’ostacolista statunitense che vince mentre quella russa crolla a terra a cui hanno fatto fare il giro del mondo. Erano in questo caso le olimpiadi di Sidney…ma le bugie hanno le gambe corte: l’atleta russa è caduta a terra in seguito ad uno strappo, l’atleta statunitense è stata squalificata a vita e tolta dall’ordine d’arrivo per doping. Niente titoli in prima pagina per la notizia corretta.

E’ la metafora degli USA che vogliono vincere comunque e non si fermano davanti a nulla, come quando hanno scippato le Olimpiadi alla Grecia corrompendo i rappresentanti dei paesi poveri del Terzo Mondo e hanno fatto assegnare i Giochi ad Atlanta, la sede della Coca Cola.

I giochi di Sochi sono finiti, ma la storia no, la storia continua. Sicuramente anche i prossimi campionati del mondo di calcio in Brasile subiranno lo stesso trattamento. Come del resto è già stato fatto riguardo le manifestazioni spesso sfociate in scontri avvenute nel paese sudamericano.

Come in un derby, il pronostico riguardo il risultato finale non è mai facile da farsi, soprattutto quando hai come nemico la potenza mediatica asservita alle logiche neo-liberali di turno. L’unica certezza, la parte della barricata nella quale posizionarci.