c’eravamo preoccupati…

c’eravamo preoccupati…

Che fine ha fatto Pietro Ichino? Perchè non dice nulla su Pomigliano? Ma come, adesso che tutta la stampa spara a palle incatenate contro i lavoratori che hanno osato dire di no a Marchionne proprio lui se ne sta zitto? Confessiamo che in questi giorni eravamo un po’ preoccupati per il silenzio del servo dei servi, probabilmente troppo impegnato ad estorcere migliaia di euro di risarcimento (per cosa?) ai compagni inquisiti con l’operazione tramonto. Poi, per “fortuna”, ieri dalle colonne del corriere (leggi) è arrivata la conseuta bordata contro chi campa del proprio sudore. Questa volta il nostro giuslavorista se la prende espressamente contro il diritto individuale di sciopero ritenuto un vero e proprio lacciuolo che impedisce l’instaurazione di moderne relazioni industriali. Ichino si chiede come sia possibile tollerare che dei lavoratori non iscritti ad alcun sindacato o con la tessera di un sindacato X possano aderire ad uno sciopero indetto da un’altra organizzazione invitando sia la maggioranza che “l’opposizione”, a cui nome parla dai banchi del senato, a mettere finr a questa “anomalia” e legiferare al più presto al riguardo. Facendo finta di ignorare, tra le altre cose, la maniera truffaldina con cui vengono costituite le rappresentanze sindacali a tutto vantaggio delle organizzazioni concertative e firmatarie di accordi nazionali. Oppure omettendo di rammentare che una volta tesserato ad un sindacato confederale il lavoratore viene automaticamente reiscritto ogni anno a meno di esplicita richiesta. Insomma, il nostro Ichino ha un’idea tutta sua di democrazia che però, gurda caso, coincide perfettamente con quella dei padroni.