Aveva solo un vestito da festa…
Da un qualsiasi giornale di domani…
ROMA (29 gennaio) -«Ancora un abbraccio di dolore e di solidarietà, a nome di tutti gli italiani, ai genitori, ai familiari dei nostri sei militari caduti. Dobbiamo a questi ragazzi infinita riconoscenza per aver sacrificato le loro giovani vite servendo con altruismo e coraggio una causa giusta e facendo onore nel modo più alto al loro e nostro Paese, all’Italia». Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo aver partecipato ai funerali solenni celebrati alle 10.30 nella basilica romana di S. Maria degli Angeli, dei sei soldati rimasti uccisi in Afghanistan. I quattro alpini caduti «erano in Afghanistan, partecipando ad una missione necessariamente militare e nello stesso tempo civile e costruttiva, non per recare offesa alla libertà di un altro popolo nè per risolvere con la guerra una controversia con quel paese: ma per rispondere all’appello di quelle organizzazioni internazionali, di cui parla l’art. 11 della nostra Costituzione, impegnate ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni – prosegue Napolitano – Ogni legittimo confronto politico sulla strategia e sulle prospettive della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan non può prescindere dal rispetto per il sacrificio di tutti i caduti tra i militari che vi hanno partecipato e dalla volontà di raccogliere i frutti del loro sacrificio nell’interesse della comunità internazionale, della pace e della stabilità di una regione tormentata. Ogni legittimo confronto politico sulla strategia e sulle prospettive della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan non può prescindere dal rispetto per il sacrificio di tutti i caduti tra i militari che vi hanno partecipato e dalla volontà di raccogliere i frutti del loro sacrificio nell’interesse della comunità internazionale, della pace e della stabilità di una regione tormentata». Il Ministro della Difesa Iganzio La Russa, visibilmente commosso, ha così commentato:«Questi ragazzi sono degli eroi morti per la pace e devono sentire il calore dell’intera nazione, spero che la sinistra almeno questa volta non strumentalizzi le loro vite». Il segretario del PD Pierluigi Bersani, anch’egli presente alle esequie ha così risposto «Non è il momento di inutili polemiche, il partito tutto, così come il Paese, si stringe al fianco dei nostri ragazzi». Monsignor Fondaio Guerra ricordando nel corso dell’omelia i sei militari uccisi in Afghanistan li ha definiti «profeti del bene comune, decisi a pagare di persona ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto. Erano in Afghanistan per difendere, aiutare, addestrare. Compito dei nostri militari, in quella martoriata terra, è il mantenimento della sicurezza, la formazione dell’esercito e della polizia afgani, la realizzazione di progetti civili come ponti, scuole, ambulatori e pozzi». L’alto prelato ha poi ricordato che a S.Maria degli Angeli «è oggi raccolta simbolicamente l’Italia, che abbraccia nella preghiera» i sei caduti. E rivolgendosi ai genitori delle vittime ha ricordato che «proprio voi avete insegnato quell’amore gratuito, disinteressato e generoso, che si è manifestato poi nella professione militare dei vostri figli, educati a quegli slanci di solidarietà creativa capaci di allargare il cuore, verso le necessità dei deboli, e fare quanto concretamente possibile per venire loro in soccorso». La Lega calcio ha annunciato che sabato e domenica prossimi verrà rispettato un minuto di silenzio su tutti i campi di calcio per onorare la memoria dei caduti.
Tranquilli, non vi siete persi niente e non c’è stato nessun nuovo militare ucciso in Afghanistan. Immaginavamo soltanto come sarebbe stata commentata la notizia di sei militari morti, sei “eroi” caduti, tutti in un solo giorno. E lo facevamo perchè ieri in un altra guerra, quella silenziosa e taciuta del Capitale contro il Lavoro, di vittime sacrificate in nome del profitto ce ne sono state, per l’appunto, sei. A Policoro è stato assassinato un operaio di 46 anni investito sulle rotaie da una macchina per la rimozione del pietrisco. A Pinerolo Michele Capitani, un operaio di 62 anni che mercoledì scorso era caduto nella tromba del montacarichi del teatro sociale, è deceduto ieri in ospedale dopo una notte di sofferenze. A Nichelino, in provincia di Torino, il trentenne Casimiro Arvonio, operaio, è morto intrappolato in una pressa. E la stessa sorte è toccata ad un operaio siciliano, Salvatore Cordaro, che a Nicolosi (Catania) è stato travolto da un costone che si è staccato da una parete di roccia della cava dove lavorava. Un altro operaio, un edile di 36 anni, Massimo Amato, è morto all’ospedale Maggiore di Bologna, dov’era giunto dopo essere caduto dall’impalcatura di un cantiere a Imola. Mentre un operaio bergamasco di 53 anni, di cui purtroppo non siamo risaliti al nome, è morto a Fara Gera d’Adda (Bergamo) mentre stava potando alcune piante al ciglio di una strada. Una strage che porta a 95 le vittime cadute sul lavoro dall’inizio dell’anno ma di cui, nei fatti, nessun organo d’informazione parla. Oggi il Corriere della Sera metteva quasta notizia fra le brevi dedicandogli un trafiletto di un centinaio di parole. Sei vite per cento parole, e siamo pronti a scommetterci, neanche un minuto di silenzio domenica prossima. Oggi però era anche il giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici, una giornata di lotta che non poteva che essere intimamente connessa anche alla questione della sicurezza sul lavoro. Perchè riportare le lancette dei rapporti sociali all’ottocento, come vorrebbero Marchionne e i suoi lacchè, non farà altro che aggravare ulteriormente questa strage quotidiana. Così, tornando da Cassino, c’è venuta in mente una vecchia e bellissima canzone di Pietrangeli, Il vestito di Rossini… aveva solo un vestito da festa, se lo metteva alle grandi occasioni, ma a lui gli dissero domani ai padroni, gliela faremo, faremo, pagar. Facciamo in modo che quel domani arrivi presto!