Ancora una volta, insieme si vince!
Lo sciopero nazionale della logistica di oggi parte da lontano. Almeno dallo scorso autunno, quando i primi poli di smistamento e di stoccaggio del nord Italia vennero bloccati dalle manifestazioni e dai picchetti dei lavoratori. La vertenza però prese subito una piega diversa da tutte le altre. Per una strana alchimia tipica di certe lotte, questa volta i lavoratori non sono rimasti da soli. Infatti, dapprima i sindacati conflittuali (e in particolare il SiCobas), poi gruppi sempre più numerosi di compagni, hanno iniziato a capire l’importanza di questa lotta, hanno tentato di generalizzarla non genericamente e retoricamente, ma nell’unico modo possibile in questa fase: appoggiando la vertenza, solidarizzando attivamente, mettendosi al servizio degli operai in lotta senza tentare inutili determinazioni politiciste né meri accodamenti sindacali. Si è creata, insomma, una vera e propria sinergia, più o meno spontanea, e che però ha funzionato. Il 2 Maggio scorso, infatti, i lavoratori della logistica di SDA e Bartolini hanno vinto la loro battaglia, e hanno raggiunto livelli contrattuali e condizioni lavorative migliori di ogni altro comparto della logistica che non si era mobilitato.
Qui a Roma sin dall’autunno si formava un’assemblea di supporto ai lavoratori della logistica, un’assemblea che da subito, fra le mille difficoltà, è riuscita a cogliere i due nodi decisivi della vicenda: primo, il polo della logistica è oggi in Italia uno dei poli produttivi strategici e di maggior impatto economico e strutturale del nostro sviluppo economico. Questo discorso è ovviamente generalizzabile al resto d’Europa, che si sta trasformando nel continente della logistica. Secondo: in questa vertenza i veri protagonisti erano e sono gli operai migranti, e questa vertenza è la prima in Italia a dare centralità alla mano d’opera qualificata migrante. Non quella rabbia migrante rassegnata e violenta che esplode – ed esploderà sempre più in futuro – quando i livelli di sfruttamento e alienazione raggiungono il punto di non ritorno, rabbia con la quale mancano ancora gli strumenti di relazione. No, questa volta i migranti hanno fatto la loro comparsa come soggetto di classe, sfruttato ma cosciente dei propri diritti e del proprio ruolo. E’ una novità centrale, fondamentale, strategica. Il proletariato migrante dei poli produttivi è parte importante della nuova soggettività di classe, della nuova composizione sociale di questo paese. Finalmente, i migranti hanno smesso di essere immigrati, con le loro “tradizioni” da tutelare, le loro caratteristiche culturali, e sono divenuti classe lavoratrice, che manifesta a fianco dell’operaio italiano per gli stessi diritti e nella medesima lotta.
Queste caratteristiche hanno iniziato a farci comprendere come appoggiare questa lotta, stare nella vertenza, sarebbe stato non solo utile, ma necessario. Oggi possiamo esprimerlo finalmente soddisfatti: anche grazie all’appoggio dei compagni e dei militanti sindacali questa vertenza ha potuto vincere. Gli operai infatti hanno vinto, e questo fatto è bene affermarlo chiaramente. Che poi sia una vittoria parziale, insufficiente, di corto respiro, non cambia di una virgola l’importanza dell’accaduto. La sinergia e l’unità che si è creata è stata a nostro avviso decisiva. E ha dato soprattutto un segnale, che speriamo venga colto anche da altre parti del movimento, e cioè che appoggiare le vertenze dei lavoratori, tornare ad essere antagonisti nelle relazioni fra capitale e lavoro è l’unico modo per uscire dalle secche ormai decennali in cui si agitano i vari movimenti. Piuttosto che dilaniarsi in alambicchi elettorali privi di qualsiasi spessore sociale concreto, oggi noi individuiamo un area potenzialmente enorme d’intervento. Non di intervento sindacale, ma di intervento politico, di battaglia e di conflitto politico.
Oggi a Roma lo sciopero nazionale ha portato compagni e lavoratori a manifestare insieme nell’estrema periferia orientale della capitale, molto oltre il raccordo, fra la Tiburtina e via di Salone. E nonostante i numeri non fossero certo quelli delle grandi occasioni, lo sciopero ha avuto la forza di trasformarsi in corteo spontaneo e non autorizzato, che ha bloccato per più di un’ora via di Salone e le vie contigue, cioè proprio il quadrante romano dedicato all’industria logistica. E in testa al corteo non autorizzato, e conquistato metro dopo metro a delle forze dell’ordine sempre più agitate, c’erano gli operai migranti della logistica, insieme agli operai italiani e insieme ai compagni che in questi mesi si sono seguiti la vertenza. Se una via d’uscita alla desolazione politica di questi anni è possibile, noi oggi (e in questi mesi di mobilitazione all’interno dell’assemblea di supporto ai lavoratori della logistica) l’abbiamo trovata. Continuare a tenere alta l’attenzione, l’interesse e la mobilitazione intorno a questa vicenda sarà fondamentale, ma questo sarà possibile solo se da altre parti la centralità di questo avvenimento verrà compresa ed elaborata.
Oggi più che mai, uniti si può vincere. Oggi più che mai la lotta paga.