16 ottobre, la classe non è acqua.

16 ottobre, la classe non è acqua.

Qualche anno fa dire metalmeccanici equivaleva a dire movimento dei lavoratori. Le vertenze degli operai, delle tute blu, catalizzavano l’intero universo produttivo scandendone i ritmi delle lotte. Una potenza ed un’autonomia politica, sociale e culturale che per oltre un decennio misero seriamente in discussione i rapporti di produzione in questo paese prima di essere sconfitta dalla violenza dello stato, dalla ristrutturazione industriale e dalla scomposizione della classe che questa si portò dietro. Ieri, fosse anche solo per un giorno, gli operai e la contraddizione Capitale/Lavoro da loro evocata sono tornati ad essere il baricentro della resistenza sociale. Una manifestazione grande, enorme, come non se ne vedevano da anni e che nelle settimane che l’hanno preceduta aveva finito per tracimare oltre gli steccati della sigla sindacale della FIOM trascinandosi dietro quasi tutto quello che in Italia ancora si muove. La dimostrazione plastica della forza di cui potremmo disporre se solo riuscissimo a rimettere insieme i pezzi, a ricomporre ciò che un trentennio di politiche liberiste ha disaggregato, a ritornare classe. Sappiamo bene che per riuscirci non potremo ripercorre strade già battute, occorre fare i conti con la nuova composizione e complessità della classe, occorre sperimentare, ma indubbiamente la manifestazione di ieri è stata una boccata d’ossigeno corroborante.

PS come avevamo preventivato la Questura ieri ha parlato di 80mila manifestanti assecondando la volontà del governo di minimizzare la mobilitazione. Ora secondo i dati forniti dallo stesso ministero Piazza San Giovanni (39100 mq) quando è gremita contiene 156mila persone e ieri quando il nostro spezzone è arrivato su Via Emanuele Filiberto la piazza era già stracolma con metà del corteo partito da Piazza della Repubblica che ancora sfilava. La cifrà più plausibile è dunque quella dei 350-400 mila manifestanti reali, un numero enorme considerando che anche parte della CGIL aveva in tutti i modi cercato di pompierare il corteo resa ancora più significativa dal fatto che si trattatava, per la stragrande maggioranza, di lavoratori in attività e non di pensionati (con tutto il rispetto) e truppe cammellate.

PPSS Tra i tanti cori, uno su tutti quello ideato da chi per primo ha lanciato lo sport del lancio dell’uovo, gli operai della SAME che sfilavano insieme ai Lavoratori Autoconvocati contro la Crisi: 10/100/1000 SAME Bonanni, Bonanni, sei un infame!