Impaurire la gente? Un lusso che non potete permettervi

Impaurire la gente? Un lusso che non potete permettervi

Lo ammettiamo. Ci capita ancora, a volte, di rimanere stupiti per qualche provvedimento o qualche dichiarazione di Alemanno e della sua giunta. Questa volta è stato il turno di un libricino diretto alle donne e distribuito, in migliaia di copie, nella metropolitana di Roma (leggilo).
Nelle intenzioni delle sue autrici, l’opuscolo avrebbe dovuto fornire alle donne una serie di consigli per prevenire la violenza. Il suo contenuto, però, lascia a dir poco allibiti. Già nelle prime pagine si leggono dichiarazioni strampalate, che poi si susseguono per tutto il libricino: «Quartieri grandi come città, moltitudini di persone e di auto che si spostano ogni giorno, manifestazioni e cortei che raccolgono persone da tutta Italia, milioni di turisti che affollano il centro della città, immigrati di razze diverse in cerca di una casa o di un lavoro che si riversano nelle periferie. Tutto a prima vista sembra incredibilmente difficile, in particolare sentirsi sicuri». Perché mai manifestazioni e immigrati (nelle periferie?) dovrebbero far sentire noi romani insicuri? Mistero.
Nelle pagine successive, dopo qualche consiglio su come difendersi dallo stalking, si passa ad una serie di suggerimenti su come “prevenire” di diventare vittime di violenza in strada, in macchina, in metropolitana e perfino in casa. Viene così consigliato, ad esempio, di tenere sempre il cellulare in mano e impostato sui numeri 112/113 quando si cammina per strada, di avvertire il capotreno quando si viaggia da sole o di non aprire la porta di casa agli sconosciuti. È presente, poi, anche il più classico e sessista degli avvisi, «Non indossare vestiti particolarmente appariscenti»: il passo per poi dire che se ti stuprano è colpa tua perché ti sei vestita in modo attraente e hai provocato il povero maschio è davvero breve.
La sequenza di stronzate contenute in questo vademecum è lunga, ma non vogliamo occuparci di esse: ognuno potrà leggerle e farsene un’idea. Non vogliamo nemmeno discutere di quanto sia sessista ed offensivo fare un opuscoletto di color rosa confetto e intitolarlo Vademecum per la tua sicurezza. Sicurezza, un lusso che noi donne oggi vogliamo permetterci (lusso?! Permetterci??!!). Riteniamo, infatti, che la violenza (sessuale, fisica, psicologica) sulle donne sia una questione culturale (prima che di repressione) e che solo agendo a livello culturale, con una trasformazione della società, si potrà superare e sconfiggere: abbiamo sempre considerato insufficiente, infatti, ogni proposta politica che ritenga attuabile in diverso rapporto tra i sessi in una società in cui ancora vige lo sfruttamento di classe, cioè la violenza di pochi sul resto dell’umanità.
La pubblicazione di questo libricino, però, apre la strada a riflessioni più generali che vale la pena di affrontare.

In primo luogo, merita un’attenta riflessione la costruzione del “nemico” che viene veicolata dall’opuscolo. Chi è il possibile violento, quello che fa sentire insicuri, secondo il vademecum del Comune di Roma? Ovviamente, l’estraneo: il turista, l’immigrato, ma anche il manifestante (?). Ovvero colui che è percepito come esterno alla comunità, colui che viene “da fuori”. È questo il brodo culturale in cui si sviluppano deliri come quelli che hanno subito accusato gli islamici degli attentati di Oslo o che, poi, hanno descritto Brevik come un “folle”: il male deve venire “da fuori”, non è pensabile dentro la comunità. Una sguardo ai dati statistici sulla violenza sulle donne, però, dimostra che solo l’1% di esse è perpetrata da estranei, mentre l’80% da partner o da ex-partner e il restante 19% da conoscenti, amici e familiari (leggi). La scelta di fare un opuscolo sui pericoli che una donna può trovare fuori casa, presso persone che non conosce, quindi, non può che essere una scelta politica.

In secondo luogo, ci dobbiamo chiedere a cosa serve impaurire le donne. E il resto dei cittadini, in generale. L’opuscolo infatti afferma di dare indicazioni «per risolvere semplicemente con un gesto una situazione che altrimenti rischierebbe di complicarsi pure fino alla tragedia». Una tragedia, dunque, qualcosa che fa paura. Sappiamo che chi ha paura è più debole rispetto a chi non ne ha, è meno pronto a reagire: ogni tentativo di venire in contro alle esigenze delle donne, quindi, dovrebbe in realtà renderle più sicure, non più impaurite. E allora perché l’opuscolo fa il contrario? Scrive Foucault in Sorvegliare e punire che «la cronaca nera, con la sua abbondanza quotidiana, rende accettabile l’insieme di controlli e polizia che rastrellano la città» (p. 316). Pensiamo che questo genere di opuscoli abbiano lo stesso scopo, tanto che c’è scritto chiaramente che «le Forze dell’Ordine sono con te»: le forze dell’ordine, ovvero quelle che ti seviziano e ti stuprano se vieni arrestata ti seviziano nelle carceri e nei commissariati. Però, appunto, una popolazione impaurita è più incline ad accettare misure repressive, principalmente dirette contro quegli “estranei” di cui parlavamo sopra. È più incline ad accettare uno stato di eccezione, una soppressione dei diritti. E, come ha messo in luce Walter Benjamin, «la tradizione degli oppressi ci insegna che lo “stato di eccezione” in cui viviamo è la regola».

In terzo luogo, la diffusione di materiale preventivo (per le malattie, per la violenza, ormai per tutto) non è politicamente neutro, ma fortemente connotato in senso neoliberista. Leggevamo qualche giorno fa in un bellissimo studio su una comunità di eroinomani homeless di San Francisco, pubblicato da DeriveApprodi (P. Bourgois, J. Schonberg, Reietti e fuorilegge. Antropologia della violenza nella metropoli americana), delle parole in questo senso illuminanti: «Questo tipo di intervento centrato sull’informazione riflette la storica svolta della politica sanitaria del neoliberismo. Invece di intervenire in interventi strutturali per proteggere la salute dei suoi cittadini, lo Stato definisce la salute nei termini della responsabilità morale individuale di scegliere uno stile di vita che eviti il rischio» (p. 145). Quindi, ad esempio, nelle politiche neoliberiste ti dicono di farti gli screening per prevenire il cancro, di non fumare, ecc., ma poi tagliano la sanità e le cure diventano per pochi: del resto, se lo Stato ti dice come prevenire il cancro ma ti viene lo stesso – è questo il pensiero forte dietro queste politiche – un po’ deve essere anche colpa tua. E lo stesso vale per il vademecum sulla violenza: se il Comune ti suggerisce come fare a non essere stuprata e tu – magari vestita in modo “appariscente” – vieni stuprata, un po’ te la devi essere cercata. La politica, quindi, non si sforza di agire in senso culturale per contrastare una visione del corpo delle donne come di un oggetto (visione, questa, politicamente trasversale, da forza nuova al pd all’Unità), ma responsabilizza le donne: se ti aggrediscono, è perché non sei stata abbastanza attenta. Del resto, nella sua prima pagina, è lo stesso vademecum che dice «Non possiamo impedire che le cose avvengano, ma prevenirle e contrastarle sì»: quindi spetta alle donne prevenirle, non agli uomini non aggredirle.

Infine, nelle sue pagine, il vademecum si mostra per un suo ulteriore aspetto: quello di essere un veicolo di pubblicità. Viene infatti sponsorizzato un aggeggio elettronico con cui andare in giro e attraverso cui chiedere aiuto in caso di pericolo. Una specie del Salvavita Beghelli degli anziani, ma per le donne. Costa, l’abbiamo visto sul sito in cui lo vendono, 299 euro. Magari dopo che è stata impaurita per pagine e pagine, una persona è più disposta a spendere metà stipendio per un aggeggio che richiama la mai troppo criticata idea del “braccialetto antistupro”.

Insomma, anche in questo caso il corpo delle donne e la violenza su di esse è usato per veicolato dei messaggi politici, reazionari ed offensivi verso le donne stesse (leggi). Del resto, lo abbiamo già scritto nel passato, Alemanno sfruttando la violenza sulle donne ci ha vinto le elezioni. Ma questo non lo autorizza, però, ad impaurire la gente con i suoi vademecum deliranti. Vademecum che abbiamo il compito di smontare punto per punto.