ECCO GLI EFFETTI PRODOTTI DA UN ACCORDO BEN RIUSCITO

ECCO GLI EFFETTI PRODOTTI DA UN ACCORDO BEN RIUSCITO


Spesso (quasi sempre in questi giorni) si riduce il dibattito sul tema del lavoro alla diade tra firmare o non firmare un accordo. Ovviamente, chi vuole firmare è descritto come moderno riformatore e illuminato soggetto politico/sindacale – a prescindere da quanto sia capestro l’accordo stesso – mentre chi si rifiuta di abbassare la testa è visto come un troglodita e un reperto archeologico di un’era lontana. Niente di nuovo, insomma. È altrettanto normale, d’altra parte, che l’attenzione dei media si concentri su una determinata azienda fino al D-day del referendum. Poi le luci dei riflettori si spostano altrove. Ma cosa succede se, nel caso venga malauguratamente firmato, l’accordo non si concretizzi per volontà padronale? Sembra un’ipotesi meramente retorica, impossibile da verificarsi: se il padrone, in un atto di estrema carità, offre l’elemosina ai lavoratori, perché mai dovrebbe tirare indietro la mano, dopo aver ottenuto il plauso dei politici accattoni e dei benpensanti con lo stomaco pieno? Nell’epoca della politica ridotta a slogan e dei programmi sostituiti dai proclami sembra veramente così strano che un imprenditore millanti un accordo per ottenere il plauso mediatico e poi non lo rispetti, ben sapendo che la soglia di attenzione verso i diritti dei lavoratori è oggi bassissima? Ormai, in una trattativa sindacale, le fasi sono diventate quattro: presentazione del piano di ristrutturazione, dibattito, referendum e fregatura finale. Si parla tanto della necessità di firmare gli accordi, ma ci si dimentica che “comunque vada, sarà un’inculata”…
A testimonianza di quanto detto, riportiamo qui sotto una lettera che alcuni lavoratori della Indesit di Brembate hanno indirizzato al collettivo “Operai contro” lo scorso 5 maggio. Alla Indesit di Brembate l’accordo era stato raggiunto. Di seguito ne leggiamo gli effetti.

Caro Operai Contro

Dal primo aprile 2011, con un accordo sindacale la Indesit di Brembate ha chiuso.
La Fim Cisl aveva la maggioranza in fabbrica, Fiom e Uil si sono accodati.
Il sindacalismo operaio non è stato in grado di imporsi sul sindacalismo
filopadronale.
L’accordo prevedeva un percorso “guidato” per ricollocare i 416 operai.
Sacconi ministro del Lavoro dichiarò: “Per Indesit accordo innovativo da ripetere”.
Nessuno ci aveva pensato: basta ricollocare gli esuberi e la crisi è risolta.
Dopo un mese solo 14 operai sono stati ricollocati in altri posti di lavoro.
Altri 69 si sono “ricollocati” trovandosi da soli un altro lavoro.
34 operai andranno in pensione.
6 operai hanno accettato il trasferimento a Caserta.
Alla Indesit di Brembate, in cassa integrazione straordinaria, restano da ricollocare 293 operai.
Sacconi e i sindacalisti filopadronali dove li ricollocheranno?
L’unica certezza è che il primo trimestre del 2011, registra una crescita del 25,3% dell’utile netto della Indesit, pari a 20 milioni di euro.
Saluti dalla Val Seriana